La prima delega del Jobs Act esercitata dal Governo spiega che per le piccole e medie imprese che superano la soglia dei 15 dipendenti grazie a nuove assunzioni con il contratto indeterminato a tutele crescenti, non si applica l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori a tutti gli assunti. Lo prevede il nuovo contratto in questione. Vediamo insieme cosa succede alla giusta causa e al giusto motivo.Â
Una delle misure inserite nella delega sul contratto indeterminato a tutele crescenti che interessa maggiormente le piccole e medie imprese èquello approvato alla Vigilia di Natale e spiega che l’articolo 18 non vale nemmeno se un’azienda assume pi๠di 15 dipendenti usando il nuovo contratto indeterminato, il quale si specifica, èvalido dal primo gennaio 2015.
Questo contratto sostituisce il vecchio contratto indeterminato e tra le maggiori novità c’ècertamente quella legata la licenziamento che forza e rende pi๠deboli i vincoli dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. In pratica per tutti i licenziamenti di tipo economico e disciplinare, sparisce il diritto di reintegro mentre resta per tutti i casi di licenziamento discriminatorio. Entriamo nei dettagli.
Se avviene un licenziamento non discriminatorio e il giudice stabilisce che si tratta di un licenziamento illegittimo, non èprevisto il reintegro ma soltanto un’indennità economica pari a 2 mensilità per ogni anno di servizio. Un’indennità sulla quale non si versano i contributi. La somma versata al lavoratore ècompresa tra 4 e 24 mensilità . Tutto vale anche per il giustificato motivo oggettivo (per esempio la ristrutturazione aziendale), per il giustificato motivo soggettivo e per la giusta causa (per esempio un provvedimento disciplinare).
Se il giudice al contrario stabilisce che il fatto contestato al lavoratore èinsufficiente, allora non ci sono valutazioni sulla sproporzione del licenziamento, c’èl’annullamento del provvedimento, èprevisto sia il reintegro che il risarcimento che comunque non supera le 12 mensilità .