Ma per loro c’èuna buona notizia. L’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro ha infatti deciso di non presentare ricorso verso la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila dello scorso febbraio, la quale ricordiamo aveva riconosciuto la patologia sopra indicata come malattia professionale, con conseguente diritto al risarcimento del lavoratore.
A fronte del mancato ricorso presentato dall’Inail, infatti, la sentenza èdiventata definitiva e pertanto rappresenta il primo caso accertato in Italia. La sentenza, in particolare, ha riconosciuto il diritto al risarcimento a favore di un dipendente bancario addetto alla movimentazione titoli, stabilendo che l’insorgenza di tale malattia èda ritenersi determinata da fattori morbigeni cui il dipendente bancario èstato esposto nell’esercizio della sua abituale attività lavorativa.
L’Inca Cgil, che ha assistito il lavoratore, ha sottolineato l’importanza di tale sentenza, non solo perchè si tratta del primo caso accertato in italia ma anche perchè va incontro alle nuove esigenze di tutela dalle malattie professionali che possono essere causate dall’uso eccessivo delle nuove tecnologie. A riuscire a dimostrare che l’uso abituale e ripetuto del mouse del computer espone al rischio di contrarre la tecnopatia èstata la dottoressa Antonella Bozzi, consulente medico dell’Inca Cgil.