L’analisi del working paper Il lavoro accessorio dal 2008 al 2015. Profili dei lavoratori e dei committenti, èstata curata da Bruno Anastasia, Saverio Bombelli e Stefania Maschio (INPS – Veneto Lavoro). Sono loro ad aver evidenziato i punti deboli del boom dei voucher.Â
I dati parlano chiaro: c’èstato un boom di richieste di lavoro accessorio. Si parla di 1,4 milioni di buoni usati nel 2015 con 473 mila committenti e un costo del lavoro dello 0,23% con un numero di lavoratori pari all’8%. Tutti lavoratori che perಠnon sono stati poi assunti con contratti diversi.
Il profilo medio dei lavoratori pagati con i voucher èquesto: 36 anni, uomo o donna senza distinzioni, 60 buoni riscossi in media l’anno (478 euro netti, con un guadagno di 217 euro per un terzo del totale e punte di 2250 euro per un esiguo 2%) per i 4/5 con unico committente annuo.
E allora, vista la stabilità della committenza, perchè non stabilizzare i contratti? Nel rapporto si legge invece che
«al netto dei pensionati, nella stragrande maggioranza non ètanto un popolo “precipitato†nel girone infernale dei voucher dall’Olimpo dei contratti stabili e a tempo pieno (Olimpo a cui spesso non èmai salito) ma un popolo che, quando èpresente sul mercato del lavoro, si muove tra diversi contratti a termine o cerca di integrare i rapporti di lavoro a part-time».
E anche chi pensava che fossero uno strumento di emersione del lavoro nero, dovrà ricredersi. Si legge ancora nel rapporto
«pi๠che a un’emersione, a una regolarizzazione minuscola (parzialissima) in grado di occultare la parte pi๠consistente di attività in nero. In questo senso si puಠpensare ai voucher come la punta di un iceberg: segnalano il nero, che perಠrimane in gran parte sott’acqua».