Gli italiani continuano ad essere molto legati alle proprie radici e spesso rifiutano di lavorare lontano da casa: questo èquando emerge da un sondaggio realizzato dall’Osservatorio mensile Findomestic con Doxa che mostra come quasi quasi un lavoratore su due (in pratica il 46%) preferisca non allontanarsi da casa, anche a patto di restare disoccupato o non fare carriera.Â
Se da una parte quindi l’Italia si trova dover fare i conti con la fuga di cervelli, dall’altra si ritrova anche obbligata a mettere in conto l’attaccamento alla propria casa.Â
La comodità e la vicinanza agli affetti cominciano a prevalere anche sul lavoro e sulle possibilità di carriera: secondo il sondaggio solo un italiano su dieci sarebbe disposto a spostarsi dall’Italia per fare il lavoro dei propri sogni anche se tre italiani su quattro si dicono soddisfatti della vicinanza del proprio posto di lavoro. I dati del sondaggio confermano che oltre lavoratore su due (54%) si aspetterebbe di guadagnare di pi๠mentre la maggior parte (il 76%) giudica positivamente il clima lavorativo, ma anche la sicurezza sul posto di lavoro (66%). Oltre la metà (il 54%) èinsoddisfatto della propria occupazione che non coincide con il proprio percorso di studio tanto he oltre la metà degli italiani (60%) ha pensato almeno una volta di cambiare lavoro, soprattutto nella fascia fra i 35 e i 44 anni.
Il sondaggio analizza anche l’impegno professionale rispetto al resto della vita con il 61% dei lavoratori italiani che si dichiara soddisfatto dell’equilibrio che èriuscito a raggiungere tra lavoro e vita privata anche se i molto soddisfatti sfiorano solo il 10%.
Se si avesse maggiore tempo libero lo si vorrebbe trascorrere con la propria famiglia (50%), per i propri hobby (43%), per viaggiare (42%) o per fare sport (28%). Stipendio, soprattutto e stabilità restano le voci già desiderate dai lavoratori italiani e per quando concerne il capitolo benefit, i lavoratori chiedono soprattutto buoni spesa per carburante, alimentari ed elettronica (40%), seguiti da una maggiore flessibilità dell’orario di lavoro (38%) e forme di assistenza sanitaria (35%).
photo credits | think stock