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Lavorare gratis, la soluzione alla disoccupazione?

Lavorare gratis per contrastare la disoccupazione: questo èquanto suggerisce il sociologo Domenico De Masi nel suo libro Lavorare tutti, lavorare gratis (Il futuro èdei disoccupati). Ma se si lavora gratis allora non si tratta di lavoro, ma di volontariato. Inutile dire che le affermazioni e la tesi del sociologo ha suscitato non poche perplessità  (per non dire polemiche), ma èanche vero che il sociologo èpronto a sostenere le sue tesi.

lavoro

Certo dell’inutile possibilità  della ridistribuzione dei carichi di lavoro, il sociologo invita i disoccupati ad “offrire gratuitamente la propria opera fino a quando non ci sarà  una ridistribuzione dei carichi di lavoro” 

Il piano di attacco per contrastare la disoccupazione di De Masi si articola in undici tappe cominciando dalla creazione di una piattaforma telematica per creare l’incontro tra domanda e offerta consapevole che la crisi economica non èaffatto qualcosa di passeggero.

In Italia ci sono ancora oltre tre milioni di persone che non hanno un lavoro, non sanno come vivere e come mangiare. Nonostante le facili soluzioni proposte con il Jobs Act, questi disoccupati esistono. àˆ chiaro che c’ qualcosa che non va.

Scrive il sociologo che suggerisce anche nuovi step per creare nuovi lavori. Nell’attesa, meglio partire dalla redistribuzione di quelli già  esistenti. Il problema secondo De Masi sta anche nella possibilità  degli straordinari per gli occupati.

àˆ inutile pretendere il lavoro per i disoccupati se gli occupati fanno straordinari, sono sempre disponibili, anche nel week end e si fermano in ufficio ogni giorno oltre l’orario di lavoro senza essere per questo retribuiti. 

Continua il sociologo consapevole che far passare i lavoratori da 40 a 36 ore settimanali sarebbe già  un inizio. Ma visto che loro sembrano molto poco propensi a mollare un po’ la presa, l’unica soluzione per i disoccupati èdi offrirsi per lavorare gratis.

GIOVANI IN CERCA DI LAVORO, DOVE TRASFERIRSI

Ho proposto che i disoccupati mettano la loro forza lavoro sul mercato gratuitamente. In questo modo il mercato si spacca, si altera. E gli occupati, arrivati alle strette, cederanno una parte del lavoro. 

Ha concluso il sociologo scatenando la polemica.

 

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