La Corte di Cassazione emette una nuova sentenza in tema di lavoro e di licenziamenti. In particolare la sentenza numero 21203 dello scorso 17 settembre, ha stabilito che à¨Â legittimo licenziare un lavoratore che si reca costantemente e ripetutamente in ritardo al lavoro e che inoltre attua una serie di pratiche volte a falsificare l’orario di ingresso.
La vicenda da cui nasce la sentenza èuna causa insorta tra un lavoratore e la sua azienda, che dopo ripetuti ritardi aveva deciso di licenziarlo; in particolare il lavoratore era stato licenziato per giusta causa dopo che era arrivato in ritardo sul luogo di lavoro ripetutamente nell’arco di due mesi ed inoltre aveva escogitato un sistema per poter falsificare l’orario di ingresso.
La causa èstata trascinata fino in Cassazione, seppure già la dinamica fosse chiara nel corso del secondo grado di giudizio, ovvero presso la Corte di Appello; in tale circostanza era infatti emerso che il lavoratore oltre ad assentarsi abitualmente dal lavoro, falsificava l’orario di ingresso ed inoltre le sue assenze non erano giustificate da alcun impegno lavorativo.
Già i primi due gradi di giudizio, rappresentati dal Tribunale di primo grado e dalla Corte di Appello, avevano stabilito in maniera chiara che il licenziamento di questo lavoratore era legittimo sotto ogni aspetto; nonostante le due prime sentenze, il licenziato ha deciso di ricorrere fino al terzo grado e ha chiesto parere alla Corte di Cassazione, che ha ribadito per la terza volta consecutiva la stessa sentenza dei primi due gradi. La vicenda èstata quindi archiviata una volta per tutte.
I giudici della Corte di Cassazione hanno infatti stabilito che la condotta del dipendente integrava un’ipotesi di violazione in ex articolo  del Codice Civile, in particolare il 2119, ovvero un comportamento talmente grave da ledere irrimediabilmente il nesso di fiducia che deve sostenere il rapporto.
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