Ci sono dati resi disponibili da Unioncamere: il settore manifatturiero tricolore èin ripresa. Ecco la fotografia scattata dal centro studi.Â
Alimentare, meccanica ed elettronica; Nord-Ovest; imprese con oltre 50 dipendenti. La ripartenza della manifattura italiana ha soprattutto questi attori. I preconsuntivi del terzo trimestre 2015, contenuti nell’indagine congiunturale realizzata dal Centro studi di Unioncamere e dall’Area Studi e Ricerche dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, mettono infatti in chiara evidenza la capacità di questi tre settori del made in Italy di (ri)portare in positivo le performance aziendali, grazie in primo luogo alle vendite all’estero.
La mappa della ripresa continua a far perno sulle regioni settentrionali, soprattutto su quelle del Nord-Ovest, e su quelle imprese pi๠strutturate (con oltre 50 addetti) capaci di competere sui mercati esteri. Per riprendere fiato, perà², al Sistema Italia ancora manca l’apporto dei consumi interni. E’ proprio in questo ambito che le attese per il trimestre estivo sono ancora prevalentemente negative.
Un comunicato semplice che manda agli imprenditori e agli esperti di economia, un messaggio molto semplice. I dettagli nel consuntivo del secondo trimestre che riportiamo di seguito:
Il secondo trimestre dell’anno sembra segnare il momento effettivo della ripartenza dell’attività economica del nostro paese almeno per quanto concerne il settore manifatturiero. Infatti la produzione chiude con un confortante +0,5% e il fatturato mette a segno un eloquente +1,5%. Protagonisti indiscutibili di queste performance sono l’Italia Settentrionale, l’industria tradizionale e le medio-grandi imprese. Per quanto riguarda la produzione, a spiccare su tutti èstato il settore della meccanica e dei mezzi di trasporto, che molto probabilmente si ègiovato della forte ripresa che ha caratterizzato il mercato automobilistico nel nostro paese. Il +3,1% messo a segno dal comparto si deve in primo luogo alle piccole imprese, la cui produzione si èincrementata del 3,3% a fronte del 3% delle medio-grandi imprese, quindi in controtendenza rispetto al totale dell’economia, dove questo target imprenditoriale ha mostrato ancora segnali di sofferenza chiudendo a -0,3% contro il +1,4% delle imprese con almeno 50 addetti. Anche chimica-plastica ed industrie elettriche ed elettroniche chiudono il secondo trimestre di quest’anno con una crescita superiore al 2%. Meno confortanti le indicazioni che provengono dall’industria “leggera”. Al di là di legno e mobilio che evidenzia una sostanziale stabilità , note decisamente negative si evidenziano per l’alimentare e soprattutto il sistema moda, che chiudono questo secondo scorcio di 2015 in territorio negativo (rispettivamente, -1,3 e -2,9%). All’esistenza di un divario fra industria “tradizionale” e “leggera”, se ne aggiunge uno di tipo geografico. Il Nord-Ovest chiude infatti i secondi novanta giorni del 2015 con un +2,1%, seguito a distanza dal Nord-Est (+1,3%). Si ferma invece al -2% il bilancio del Centro e al -2,1% quello del Mezzogiorno.
L’andamento del fatturato (+1,5%) èfortemente caratterizzato dalla crescita delle medio-grandi imprese (+3%) mentre le piccole imprese hanno di fatto mantenuto i livelli dello scorso anno (+0,1%). Segnali di crescita emergono per l’Italia Centrale (+2%), con una performance superiore a quella del Nord-Est (+1,7%). E’ perಠil Nord-Ovest ad evidenziare i risultati pi๠brillanti mettendo a segno un +2,5%. Tra i settori, primeggia ancora una volta il comparto della meccanica e dei mezzi di trasporto (+5,1%), seguito dal chimico-plastico (+4,3%), quindi dalle industrie elettriche ed elettroniche (+2,2%). Rispetto alla produzione cambia il segno del comparto legno e mobilio che chiude con un bilancio di +0,3%. Permangono, invece, le difficoltà nell’alimentare, nel sistema moda e nel complesso dell’artigianato. Quest’ultimo in particolare registra una caduta dell’1,4% in termini di produzione e del -1,2% in termini di fatturato.