Una docente di ginecologia dell’Università di Bologna scrive a Repubblica per rilanciare il dibattito sulla maternità e spiega che questa deve essere valorizzata. Diventare mamme deve essere equivalente alla ricezione di un incarico in azienda. Le responsabilità sono sempre molte.Â
CARO direttore, la maternità ètutelata nel nostro Paese, sia pure con discrepanze a seconda del tipo di impiego. In molti contratti èpossibile astenersi dall’attività lavorativa anche per lunghi periodi sia in gravidanza sia dopo la nascita del bambino ed avere poi agevolazioni, di orario e mansioni, alla ripresa del lavoro. Eppure la maternità non èancora sufficientemente valorizzata. Adesso èil momento di dare prestigio alla maternità . La maternità deve diventare pi๠prestigiosa della carica di amministratore delegato di un’azienda, pi๠prestigiosa di prestigiosi incarichi politici. Ma non significa che chi sceglie liberamente di non essere madre o chi non riesce a diventare madre abbia meno lustro perchè, finalmente, la consistenza sociale di noi donne non èpi๠identificata con la capacità di avere figli come un tempo.
La maternità non èsolo una scelta individuale: costituisce un servizio sociale di valore incommensurabile, un oggettivo investimento sul futuro che un Paese deve valorizzare.
Questo èl’incipit di una lettera molto lunga in cui si spiega l’importanza di una trasformazione sociale per favorire la maternità . Una trasformazione sociale che passa anche dall’introduzione di un numero pi๠ampio di asili, dal favorire il vero smart working che concilia famiglia e lavoro, ma soprattutto dall’introduzione di agevolazioni e sostegni fiscali ed economici per chi si avventura in questo terreno.