I soccorritori della Croce Rossa, recentemente privatizzata, sono stati “fermati” in occasione del terremoto del 24 agosto. Nonostante i soccorritori pensassero di essere utili nel Centro Italia e non in Lombardia, sono stati lasciati a casa. La colpa della situazione in un servizio de L’Espresso.Â
«Non c’ bisogno di voi» èla risposta arrivata dal presidente nazionale Francesco Rocca al comitato lombardo della Croce Rossa che era pronto a partire per il Centro Italia. Si erano fatti avanti 200 lavoratori che dopo la privatizzazione del 2014 hanno deciso di mantenere il contratto pubblico.
Purtroppo da quando il servizio èstato privatizzato, il lavoro èdiminuito e infatti molti addetti della CRI timbrano ma non fanno quasi nulla sul posto di lavoro. Le ambulanze stazionano in garage e gli autisti riescono perfino a fare il doppio lavoro. Il problema sta appunto nella privatizzazione: i dipendenti pubblici infatti non possono fare servizi in convenzione perchè sono stati esclusi per legge. E i servizi in convenzione sono i trasporti in ambulanza o il trasporto di malati in condizioni di non emergenza. Mirco Jurinovic, soccorritore e dirigente sindacale di Usb ha raccontato al Fatto Quotidiano:
“Da inizio anno non lavoriamo pi๠sulle ambulanze e giriamo a piedi per Milano svolgendo un servizio di pochissima utilità , equipaggiati con uno zainetto pieno di garze e cerotti”.
Il che vuol dire che siamo di fronte ad uno spreco: 150 mila lavoratori, quasi 3000 dipendenti e un servizio di emergenza che in molte regioni èridotto a zero. Tra personale civile, infermieri e dipendenti del Corpo, le persone che sono a spasso e non per scelta, sono tantissime.