Ma in realtà quella di Lelli èsolo una stima preliminare sulle nuove figure professionali e sul numero di nuove assunzioni che saranno necessarie a seguito dell’attuazione del nuovo programma nucleare italiano, sottolineando come sia necessario sin da ora identificare in tempo queste nuove figure in modo tale che gli atenei possano rispondere alle esigenze di formazione e conferire le competenze necessarie.
Sulla base di uno studio, infatti, l’Enea ha stimato che se il programma nucleare italiano verrà interamente realizzato, nel corso dei prossimi dieci anni serviranno almeno 10.000 esperti. Lo studio, in particolare, rileva che saranno necessari 2.000 addetti per anno per centrale solo per la realizzazione del sito, di cui il 15% laureati, il 60% tecnici e il 25% operai. Per la produzione di energia, invece, serviranno dal 20 al 40% di laureati, dal 30 al 40% di tecnici e dal 15 al 35% di operai, mentre per l’esercizio di una centrale serviranno il 45% di laureati, il 40% di tecnici e il 15% di operai.
Nel frattempo in Italia sono diverse le università che offrono una formazione inerente al settore nucleare. Si tratta del Politecnico di Milano con ingegneria nucleare, del politecnico di Torino con ingegneria energetica nucleare, dell’Università di Bologna con ingegneria energetica, dell’università di Padova con ingegneria energetica e nucleare, dell’università di Palermo con ingegneria della sicurezza e delle tecnologie nucleari, dell’università di Pisa con ingegneria nucleare e della sicurezza industriale e dell’università Roma 1 con ingegneria energetica-tecnologie energetiche da fonti non convenzionali.
I laureati in queste discipline, tuttavia, sono circa 100, un numero troppo basso riconducibile soprattutto alle incertezze sulla effettiva realizzazione di questi impianti in Italia.