Il nocciolo sta nell’affiancare ad un neo-assunto un collega pi๠maturo ed esperto, con lo scopo di seguire passo passo, almeno nei primi mesi, il giovane dipendente con lo scopo di portarlo addentro ai meccanismi aziendali, e fargli acquisire esperienza e consapevolezza.
A questa tecnica di tutoraggio, chiamata anche mentoring, il coach ne aggiunge un’altra: motivare i dipendenti, renderli partecipi della vita aziendale, far loro interiorizzare gli obiettivi dell’impresa in modo da portarli a farli coincidere con i propri e spingere gli stessi ad impegnarsi al massimo e con soddisfazione nel perseguimento dei traguardi lavorativi.
Le società di grandi dimensioni, ormai, si rivolgono sempre pi๠spesso a psicologi e sociologi, cui vengono attribuite funzioni di staff all’interno dell’organico d’impresa
Negli ultimi anni, il coaching sta allargando il suo raggio d’azione anche nei confronti di quadri e dirigenti intermedi. L’idea di fondo èche costoro siano figure troppo solitarie, con scarsi contati umani e professionali con i loro pari nella gerarchia aziendale: la soluzione èquella di incontri di gruppo sotto la guida di un coach, al fine di favorire i colloqui e le relazioni interpersonali, affinchè le relative esperienze e problemi siano messi a confronto e possano diffondersi idee e soluzioni di interesse comune.
Comunque si manifesti, questo lato “psicologico†delle relazioni aziendali assume crescente interesse. Lo dimostra il successo del “Coaching dayâ€, tenutosi a Milano la settimana scorsa, cui hanno partecipato studiosi e ricercatori da tutta Italia e oltre.