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Conciliazioni, i commercialisti si fanno avanti

Uno dei principali obiettivi dichiarato a molte riprese da Claudio Siciliotti, dal 2008 primo presidente del neonato ordine unico dei dottori commercialisti ed esperti contabili, èquello di introdurre nel nostro ordinamento processuale il tentativo obbligatorio di conciliazione per qualsiasi genere di controversia civile.

Siciliotti, in un intervento sul “Corriere della Sera” spiega le linee-guida della sua proposta, presentata recentemente al ministro della Giustizia. Come tutti sanno, infatti, il processo civilistico èstremamente lungo e complesso, e la mole di arretrati accumulati èinterminabile.


Il suggerimento di Siciliotti èquella di obbligare le parti, per ogni tipologia di controversia davanti al tribunale civile, a ricorrere ad un tentativo di conciliazione, in cui provare in un clima informale a far valere le reciproche ragioni e, se possibile, di trovare un accordo che eviti di trascinare la vicenda davanti al giudice.


Il processo inteso in senso tradizionale, dunque, dovrebbe diventare solo un’eventualità , cui ricorrere solo qualora le parti non riescano o non vogliano trovare un accordo. A giudizio del presidente dei commercialisti, infatti, molte controversie sono relativamente semplici nei contenuti e nelle soluzioni, e dunque potrebbero trovare una soluzione rapida e non traumatica sedendosi tutti attorno ad un tavolo.

Il ruolo di conciliatore dovrebbe essere affidato a professionisti iscritti ad uno degli ordini riconosciuti dalle leggi dello Stato, secondo le competenze: gli architetti per le questioni urbanistiche, i medici per il risarcimento dei danni fisici, gli stessi commercialisti per le materie legate ai patrimoni individuali e cosଠvia.

In questo modo, conclude Siciliotti, la spaventosa mole dei milioni di cause pendenti davanti ai tribunali italiani dovrebbe progressivamente ridursi fino ad arrivare a livelli accettabili; e se poi la causa arrivasse comunque davanti al giudice, il lavoro svolto dal conciliatore potrà  costituire comunque una buona base di partenza su cui il magistrato potrà  operare.