I nuovi dati diffusi dalla Commissione Europea e riferiti all’anno 2009, non lasciano in effetti presagire niente di buono.
Si calcola che da gennaio a dicembre dell’anno in corso avranno perso il posto circa tre milioni e mezzo di lavoratori europei: circa l’1,6% della forza-lavoro complessiva. Di essi, la maggior parte saranno i precari cui non sarಠconfermato il contratto alla scadenza, ma ci sarà spazio anche per molti licenziamenti individuali e di massa, soprattutto nei settori dell’automobile, dei servizi finanziari, dei trasporti e dell’industria meccanica.
Questi dati non possono che peggiorare una situazione già difficile: si calcola che nel corso dell’anno passato la percentuale di disoccupati nel territorio comunitario sia salita dal 6,8% al 7,4%, e se le previsioni per il 2009 saranno confermate dai fatti, a dicembre si sarà raggiunto il 9%.
Ma gli effetti di questa autentica calamità non si propagheranno in maniera uguale in ogni area d’Europa. A subirne i principali effetti saranno soprattutto i Paesi che negli anni passati avevano il vento in poppa, come Spagna e Irlanda, e che ora dovranno ridimensionare le loro ambizioni; ma anche giganti consolidati come la Germania e la Francia non ne usciranno certo indenni.
L’Italia dovrebbe patire di meno gli effetti della crisi dell’occupazione, anche perchè – va ricordato – il tasso delle persone prive di lavoro era già relativamente alto anche prima della crisi.
Andando infine a vedere le tipologie di lavoratori maggiormente colpiti, i colpi pi๠duri li subiranno i giovani con scarsa qualificazione professionale, gli immigrati e i lavoratori con pi๠di cinquant’anni di età .