Oggetto della sentenza èil caso di un lavoratore che si èprocurato la frattura di un dito mentre puliva una macchina monoblocco priva di copertura nell’area di riavvolgimento del filo.
Il Tribunale di Milano in prima istanza ha condannato il datore di lavoro ad una multa di 300 euro, spiegando nella motivazione della sentenza che il datore di lavoro ècolpevole per non aver fornito al lavoratore le necessarie istruzioni d’uso e per la sua condotta imprudente, visto che aveva messo a disposizione del dipendente un macchinario difettoso.
La decisione del Tribunale èstata poi confermata dalla Corte d’Appello e dalla Corte di Cassazione, che hanno entrambe respinto le argomentazioni presentate a difesa del datore di lavoro inerenti alla buona fede di quest’ultimo e all’inconsapevolezza in merito al difetto di fabbricazione del macchinario.
La Cassazione, in particolare, nella sua sentenza ha spiegato che il datore di lavoro deve sempre avere una condotta ispirata alle acquisizioni della migliore scienza, per cui non èpossibile escludere la sua responsabilità non solo nel caso in cui non abbia assolto l’obbligo di verificare che la macchina sia munita degli accorgimenti previsti dalla legge in un certo momento storico, ma anche nel caso in cui il processo tecnologico abbia ormai messo a disposizione dei presidi innovativi che rendano pi๠sicura la macchina.
Nella stessa sentenza viene altresଠspecificato che il datore di lavoro non si deve limitare ad informare i lavoratori sulle norme antinfortunistiche al momento esistenti ma deve anche verificare continuamente che tali norme siano sempre rispettate.