Si tratta della possibilità , contenuta in un emendamento presentato dal senatore Flores, di introdurre dei limiti a livello comunale sull’apertura di nuove parafarmacie, inclusi gli angoli dedicati all’interno degli ipermercati.
In pratica, il singolo Comune potrebbe fissare delle soglie massime sul numero degli esercizi basato su parametri calcolati sulla popolazione residente.
Per il Garante, l’introduzione di limitazioni numeriche comporterebbe l’unico effetto di bloccare la concorrenza in un settore tuttora distante da una piena liberalizzazione. L’Authority, dunque, boccia senza appello l’ipotesi, riservandosi di valutare pi๠attentamente gli altri aspetti della ventilata riforma.
La questione delle parafarmacie, dunque, non cessa di far discutere. Da quando furono introdotte, nel 2006, si sono infatti registrate due posizioni contrapposte: i contrari, capeggiati dall’Ordine dei farmacisti, che vedono uno svilimento della professione (da presidio sul territorio del Servizio Sanitario Nazionale a semplice negozio di medicinali, soggetto alle normali e spietate regole della concorrenza), e i favorevoli, sostenuti dalle associazioni dei consumatori, che individuano un risparmio complessivo di decine di euro ogni anno per le famiglie italiane nell’acquisto dei medicinali da banco.
L’aspetto su cui, comunque, tutti concordano èl’effetto positivo che le parafarmacie producono in termini di occupazione: circa 6.500 farmacisti sono stati assunti dal 2006 ad oggi, e non va scordato che la loro laurea (dal contenuto professionale elevato ma altrettanto elitario) sfortunatamente non offre troppi sbocchi alternativi nel mondo del lavoro.
Fonte: Kataweb