Ormai non resta che affidarsi al mercato online visto che all’estero i prodotti made in Italy non sono pi๠ricercati come una volta. Lo spiega un articolo di Confartigianato che scatta una fotografia poco rassicurante del panorama tricolore.Â
Nei primi sette mesi del 2016 le esportazioni segnano una flessione dell’1,2%, mentre le stime preliminari sui mercati extra Ue dei primi otto mesi dell’anno indicano una flessione del 3,3% delle vendite del made in Italy. Il dettaglio settoriale – disponibile su dati a giugno 2016 – evidenzia che nel primo semestre 2016 le esportazioni dei settori a maggiore concentrazione di micro e piccole imprese (MPI) – i settori comprendono Alimentare, Tessile, Abbigliamento, Pelli, Legno, Mobili, Prodotti in metallo e altre industrie manifatturiere – ammontano a 57,7 miliardi di euro e sono aumentate dell’1,0%, pari a 561 milioni di euro in pià¹, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte del -0,3% per i restanti settori e della dinamica sostanzialmente stazionaria (+0,1%) delle esportazioni manifatturiere nel complesso.
Parte con questi dati la ricognizione di Confartigianato che poi prova ad elencare anche i 20 maggiori mercati che accolgono merce proveniente dallo Stivale, quelli dove la presenza del made in Italy èaumentata, quella in cui èdiminuita e quella che èrimasta stabile.
Nei 20 mercati di destinazione del made in Italy si osservano significativi aumenti dell’export di MPI in Repubblica Ceca con la crescita dell’11,8% (pari a 68,6 milioni di euro in pià¹), Polonia con il +8,5% (+93,4 milioni di euro), Spagna con il +5,8% (142,1 milioni di euro in pià¹), Romania con il +4,9% (+62,2 milioni di euro) e Giappone con il +4,6% (57,9 milioni di euro in pià¹); dinamica positiva anche nel Regno Unito (+3,4%), Germania(+2,9%), Grecia (+2,6%), Stati Uniti (+2,4%), Francia (+2,0%), Austria (+1,1%) e Paesi Bassi (+0,8%). Sostanzialmente statiche le vendite in Belgio (+0,3%), in Corea del Sud (-0,4%) e in Svizzera (-0,2%). Di contro, si registrano diminuzioni delle vendite negli Emirati Arabi Uniti (-9,3%, pari a -105,6 milioni di euro), in Turchia (-6,7%, pari a 61,3 milioni di euro in meno), in Russia (-5,0%, pari a 61,5 milioni di euro in meno), ad Hong Kong (-3,3%, pari a -65,7 milioni di euro) e in Cina (-1,7%, pari a 23,3 milioni di euro in meno).