Eppure, la Turchia èritenuta dagli investitori internazionali come un vero paradiso in cui fare impresa, e non solo per la sua felicissima posizione geografica (un ponte naturale fra l’Europa e il Medio Oriente).
Secondo le classifiche stilate dalle organizzazioni internazionali, OCSE in primis, la nazione anatolica risulta infatti ai primi posti nel mondo per livello di attrattività degli investimenti.
I motivi sono svariati. Innanzitutto, c’ una notevole semplificazione burocratica: si stima che per aprire un’impresa in Turchia bastino mediamente sei giorni, contro, per fare un esempio, i trentasette della Cina; nè esistono particolari discriminazioni fra aziende nazionali ed estere, cosicchè lo straniero che volesse fare impresa in loco sarebbe messo alla pari con i concorrenti turchi, anche per ottenere gli appalti pubblici.
Sono molto elevati anche i vantaggi di natura fiscale: non esistono limitazioni particolari nel trasferire beni e capitali da e verso l’estero, e i dividendi subiscono una tassazione separata e definitiva pari al 15%. Quanto all’aliquota dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, essa oscilla fra il 15 e il 35% (in Italia il range va dal 23 al 43%); il reddito d’impresa, perà², ètassato a parte con un’aliquota secca del 20%.
In virt๠degli accordi di pre-adesione all’Unione Europea, per di pià¹, non esistono dazi o altre barriere doganali da e verso le nazioni comunitarie.
Infine, non puಠessere scordato che il sistema d’istruzione locale èalquanto avanzato e la manodopera specializzata èabbondante e a basso costo.
I rapporti con l’Italia sono buoni: la Turchia èil nostro settimo partner commerciale, e nell’ultimo anno le esportazioni sono aumentate addirittura del 66%.
Fonte: Milano Finanza