L’analisi èstata condotta confrontando i dati riferiti al 2008 con quelli inerenti l’anno precedente.
I dati sono sconfortanti: con l’eccezione della sola Esselunga (la cui performance ha registrato un balzo in avanti sbalorditivo), le altre catene ottengono nei casi migliori uno stiracchiato miglioramento e, molto pi๠frequentemente, un vero proprio crollo delle vendite, del fatturato e, in definitiva, degli utili.
Facendo le dovute somme, infatti, gli utili complessivamente rilevati nel 2008 da tutte le società messe insieme èpari a circa 388 milioni di euro, contro i 484 risultanti al 31 dicembre 2007. E tutto questo nonostante nel complesso i ricavi siano aumentati (da 41,5 miliardi a 43,2): evidente, dunque, che i costi sono aumentati ad un ritmo maggiore.
Nell’analisi per territorio, notiamo come gli effetti principali della crisi si siano verificati nel Meridione e nelle Isole, mentre, controllando il dato per tipologia di aziende, scopriamo che chi ha sofferto di pi๠sono stati i discount: il che èsorprendente, visto e considerato che in una fase di crisi di liquidità era lecito, al contrario, aspettarsi una loro azione d’erosione delle nicchie di mercato dei concorrenti pi๠blasonati.
I dati diseguali da catena a catena portano a conseguenze diverse: mentre Esselunga e Coop si apprestano ad espandersi con l’avvio di nuove filiali nei prossimi mesi, Carrefour (che èben pi๠in difficoltà ) si trova a dover rinunciare alla ventilata apertura di un centro commerciale a Bologna.