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I negozi chiudono uno dopo l’altro

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La principale associazione imprenditoriale di riferimento per la categoria dei piccoli esercenti, Confcommercio, ha appena diffuso i dati ricavati da uno studio sull’andamento della crisi dei consumi in Italia nell’anno in corso.

I risultati sono davvero negativi. Si ècalcolato che da qui fino alla fine dell’anno il saldo fra chiusure e apertura di negozi al dettaglio sarà  negativo per circa diciannovemila unità , con la conseguente perdita di oltre centotrentamila posti di lavoro.


Ma gli effetti peggiori della crisi, in realtà , non si sarebbero ancora scatenati appieno: per il 2010, i posti di lavoro che andranno perduti sono stimati in circa duecentomila.

Questo si spiega con il fatto che i consumi sono il settore terminale in cui va ad abbattersi la spirale della crisi: prima le difficoltà  si presentano in termini finanziari, quindi nella produzione della grande e piccola industria, poi nel potere d’acquisto delle famiglie e, da ultimo, nei commerci. Per questo, anche la ripresa si verificherà  in ambito commerciale solo successivamente rispetto agli altri comparti economici.


Il presidente di Confcommercio, Sangalli, propone la sua ricetta per fronteggiare la situazione, di natura squisitamente tributaria: detassazione dei redditi bassi e medi, sgravi fiscali per i compensi legati alla produttività , e, sopra ogni cosa, la riduzione della tasse sull’imminente tredicesima.

Sarebbe sbagliato, tuttavia, attribuire solo alla crisi globale di questi mesi tutta la responsabilità : i punti critici strutturali sono in realtà  altri. L’endemica difficoltà  delle famiglie ad arrivare alla famigerata quarta settimana del mese, il PIL che arrancava già  da parecchi anni, la concorrenza spietata della grande distribuzione organizzata, la crescita inarrestabile di molti tipici oneri sostenuti dai negozianti (dagli affitti all’elettricità  fino al costo del lavoro) costituiscono tutti insieme un cocktail letale per i piccoli esercenti.