Il settore pi๠colpito ècerto quello alimentare (i piccoli fruttivendoli, macellai e salumieri sono quasi scomparsi), ma in realtà il discorso va esteso anche ad altri ambiti, come le cartolerie, le drogherie e i negozi di articoli casalinghi.
Negli ultimi anni, poi, le comparse dei grandi store di elettronica e dei punti vendita Ikea hanno assestato un colpo durissimo anche ai negozi di elettrodomestici e di arredamento.
In questo quadro sconfortante, infine, èpiombata come un macigno la recessione. I soldi che girano nelle tasche degli italiani sono sempre di meno, e il ridotto potere d’acquisto ha causato la fine di tantissimi esercizi già in difficoltà .
I dati rilevati dalla principale associazione imprenditoriale di categoria, Confesercenti, sono drammatici. Nel 2008 si èassistito ad un saldo negativo fra chiusure e aperture pari a circa trentamila negozi. Luigi Taranto, direttore generale dell’associazione, spiega al quotidiano “La Repubblica†che èla prima volta che assiste ad un fenomeno del genere: in genere, infatti, le nuove aperture compensano pi๠o meno le cessazioni di attività .
Ma non sono solo grande distribuzione e crisi globale a mettere i bastoni fra le ruote ai piccoli negozianti: Taranto punta l’indice anche contro le mancate liberalizzazioni, promesse e mai mantenute dai governi di ogni colore politico. Meno burocrazia, meno tasse, eliminazione dei vincoli per saldi e promozioni sono le principali richieste espresse da Confesercenti.