Gli analisti hanno controllato quanto dovrebbe spendere un’impresa per garantire ai propri manager mandati in trasferta un uguale tenore di vita: èstata quindi considerata una serie di parametri tipici, dagli alimentari agli affitti.
L’indagine ha preso in considerazione 214 città del mondo.
Ebbene, a sorpresa a classificarsi al primo posto non èTokyo, regolarmente prima in questo genere di graduatorie ma che stavolta deve accontentarsi della seconda piazza: il poco invidiabile primato, infatti, va a Luanda, la capitale dell’Angola. àˆ pur vero che l’Angola èuna delle pi๠dinamiche realtà economiche africane, sostenuta dalle proprie vaste disponibilità di petrolio e di altre risorse naturali, ma questo risultato era francamente inaspettato.
Ma la spiegazione èsemplice: per garantire in Africa un tenore di vita paragonabile a quello goduto ad altre latitudini, per mille motivi occorre spendere di pi๠(far arrivare un cheeseburger a Luanda èben pi๠difficile che a Londra); ovviamente, questo non significa che tutti gli abitanti luandesi si permettano spese paragonabili a quelle di un manager americano in trasferta. Il discorso vale anche per N’Djamena, capitale del poverissimo Ciad, classificatasi al terzo posto.
I posti successivi della classifica sono occupati da metropoli europee e orientali. Nell’ordine: Mosca, Ginevra, Zurigo, Osaka, Hong Kong e Zurigo, intervallate dall’ennesima sorpresa, Libreville nel Gabon.
La prima città sudamericana èSan Paolo, ventunesima, mentre nel Nordamerica vince New York, ventisettesima. Per quanto riguarda l’Italia, Milano èquindicesima e Roma èventiseiesima.
All’ultimo posto, infine, Karachi (Pakistan), che con la sua duecentoquattordicesima posizione si rivela la città pi๠economica del mondo.