Deduzione spese auto: un po’ di chiarezza (I)

porsche cayenne turbo

Chiunque lavori in uno studio di consulenza fiscale saprà  bene che una delle pi๠frequenti domande rivolte dal cliente inesperto riguarda come e in che misura dedurre le spese del proprio mezzo di trasporto, e in particolare quelle dell’automobile.

In generale regna una certa confusione in materia, sia perchè le norme in proposito sono numerose e differenziate, sia perchè le norme stesse hanno subito negli ultimi anni delle modifiche anche caotiche, derivate congiuntamente sia dall’esigenza di aumentare la tassazione che da quella di adeguare la nostra legislazione alle indicazioni fornite dalla Corte di Giustizia Europea.

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Spese di trasferta per i dipendenti

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La disciplina del trattamento fiscale dei rimborsi-spese a favore dei dipendenti (e assimilati) in relazione alle trasferte di lavoro èpiuttosto complessa, e distingue nettamente fra l’imponibilità  di questi rimborsi per i lavoratori e la deducibilità  per il datore di lavoro.

Per il lavoratore, il rimborso-spese puಠavvenire secondo due forme: quella analitica e quella forfettaria (la prima èfiscalmente pi๠svantaggiosa).

àˆ infatti stabilito che se il lavoratore documenta scrupolosamente le spese sostenute, gli èriconosciuta una franchigia sui rimborsi pari a € 15,49 se la trasferta avviene in Italia e di € 25,82 se avviene all’estero.

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Evasione fiscale, una piaga nazionale

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I nuovi dati diffusi dall’Istat tramite il ministero dell’Economia e riferiti al 2006 sono drammatici, e non possono che confermare se non ampliare la portata di una verità  già  notissima, e cioèla capillare e massiccia diffusione dell’evasione fiscale, secondo alcuni commentatori “lo sport preferito degli italiani”.

àˆ il direttore del Dipartimento delle Finanze, Fabrizio Lapecorella, ad illustrare i risultati delle rilevazioni. Lapecorella ha spiegato che l’evasione fiscale nel nostro Paese si aggira intorno ai duecento miliardi di euro, pari a circa 3.400 euro per italiano, ed èconcentrata prevalentemente nei settori dei servizi per la persona, del commercio, della ristorazione e dell’edilizia.

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Liberalizzazioni fra passi avanti e marce indietro (III)

Restando in tema assicurativo, assume importanza anche la misura con cui si èprevisto il lancio di un sistema informatico il quale consentirà , in tema di RC auto, di comparare i pezzi e le offerte presentate da tutti gli operatori, per consentire ai consumatori di disporre di un sistema unificato e ufficiale per mettere a confronto polizze spesso molto disomogenee fra loro.

Tuttavia, il preventivatore unico non èancora entrato in funzione, sebbene le rassicurazioni provenienti dall’ISVAP (l’organo di vigilanza del settore) affermano che al pi๠tardi entro aprile si potrà  contare su questo software disponibile on line.

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Liberalizzazioni fra passi avanti e marce indietro (II)

Le liberalizzazioni nell’ambito farmaceutico, invece, sono oggetto di diverse discussioni. Le “lenzuolate” avevano stabilito la libera cessione dei farmaci da banco (quelli, per intenderci, per cui non occorre la ricetta medica) anche al di fuori delle farmacie tradizionali, purchè la vendita al pubblico sia curata da un laureato in scienze farmaceutiche. In due anni sono sorte in tutta Italia circa duemila parafarmacie, molte all’interno dei grandi ipermercati.

Da un lato si registra l’offensiva dei farmacisti tradizionali, che vorrebbero una limitazione nelle aperture di nuove parafarmacie, dalle quali arriva in effetti una concorrenza piuttosto aggressiva. Dall’altro lato, invece, gli ultra-liberalizzatori propongono un’estensione dei medicinali commerciabili in questi punti-vendita e la soppressione dell’obbligo della presenza di un laureato.

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Liberalizzazioni fra passi avanti e marce indietro (I)

Nei due anni travagliati dell’ultimo Governo Prodi, i provvedimenti che pi๠di altri sono riusciti ad accattivarsi simpatie bipartisan e il consenso dell’opinione pubblica sono le cosiddette “lenzuolate” di liberalizzazioni varate dall’ex ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani.

In realtà , èpi๠corretto parlare pi๠in generale di misure a favore dei consumatori, in quanto alcune hanno effettivamente eliminato alcuni vincoli legislativi all’esercizio dell’attività  di impresa (le liberalizzazioni in senso stretto), mentre altre ne hanno aggiunto di nuovi a vantaggio della clientela: si pensi al divieto per i gestori di telefonia mobile di far pagare al consumatore i costi di ricarica.

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Anche l’agricoltura soffre la crisi

Come peso relativo all’interno dell’economia italiana, l’agricoltura soffre fin troppo la concorrenza di industria e servizi: impiega circa il 5% della popolazione occupata (un sesto sono extracomunitari) con un’incidenza sul PIL 2008 pari a circa il 2,2% e sulle esportazioni del 6,9%.
àˆ forse per questo motivo che gli agricoltori denunciano di essere stati lasciati soli dalle istituzioni in un periodo di grandi difficoltà . In verità , la grande crisi internazionale colpisce il settore primario solo in misura indiretta, sotto forma di incremento dei costi e di riduzione dei prezzi di vendita.

Ma gli effetti sono comunque pesanti: secondo i dati diffusi dalla CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) nel corso del 2008 i costi di produzione sono cresciuti mediamente del 9%, con punte record per i concimi (+43,3%), ma anche la crescita degli oneri di natura socio-previdenziale non scherza (+26,8% nell’ultimo biennio).

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Le fiere guardano all’estero

Un’interessante intervista con Massimo Mamberti (direttore dell’ICE – Istituto Nazionale per il Commercio Estero) pubblicata dal “Sole 24 Ore” fa il punto su una prospettiva ancora poco sfruttata dal sistema imprenditoriale italiano e per la quale tuttavia si puಠprevedere un progressivo interesse.
Si tratta delle scelte di internazionalizzazione cui il nostro sistema fieristico sta guardando con un certo ritardo rispetto ai Paesi a noi pi๠direttamente concorrenti, come la Francia o la Spagna.

In effetti, in questi Stati si tengono pochi eventi fieristici in alcune date fondamentali dell’anno, e per di pi๠concentrate sui settori d’eccellenza delle rispettive produzioni nazionali.
L’Italia, invece, conta su una miriade di eventi di ogni dimensione e in ogni ramo del sistema produttivo, spesso sovrapposti fra loro come date. Questo fa sଠche ogni singola fiera italiana sia mediamente molto meno attraente di un’analoga manifestazione francese o spagnola, con conseguente ridotto afflusso di potenziali partner dall’estero.

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La capogruppo puಠcurare il Libro Unico

Introdotto un po’ repentinamente da un decreto dell’estate scorsa, il Libro Unico del lavoro (che sostituisce libro paga, libro matricola e altri registri minori) èuna continua fonte di dubbi di natura tecnica sulla sua tenuta e compilazione.

A poco a poco, comunque, il Ministero del Welfare cerca di venire incontro ai cittadini e ai consulenti fornendo delle risposte ai molti dubbi che vengono sollevati, come quelli relativi alla possibilità  per le holding di adempiere in luogo delle controllate.

In effetti, già  l’articolo 1 della legge 12/1979 autorizzava la capogruppo ad eseguire per conto delle partecipate tutti gli obblighi legati al diritto del lavoro e previdenziale, compresa la tenuta dei libri obbligatori.

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Aste on line a rischio accertamento fiscale

Il caso di un contribuente goriziano rischia di scoperchiare una vera bomba fiscale. Costui, infatti, si dichiarava nullatenente, ma alla prova del redditometro èmerso un suo tenore di vita molto agiato e difficilmente giustificabile.

Alla fine, èstato stimato che il contribuente ricavava mediamente seicentomila euro all’anno tramite le aste on line sul notissimo sito Ebay, per di pi๠rivendendo merce contraffatta proveniente dall’Europa orientale (con illecito, dunque, anche di natura doganale).

Cosà¬, la Guardia di Finanza ha chiesto formalmente alla sede italiana della casa d’aste telematica di segnalare i nominativi di tutti i venditori che nel corso dell’anno avessero effettuato pi๠di cinque transazioni e per le quali Ebay avesse fatturato almeno mille euro per commissioni (corrispondenti a circa tredicimila euro di ricavi per il venditore), con il proposito di avviare negli anni a venire una profonda opera di conoscimento di questo mondo quasi del tutto ignoto agli occhi dell’Amministrazione Finanziaria.

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Settore elettronico e audio-video in picchiata

I dati di sintesi sul 2008 offerti all’interno del convegno dell’AIRES (Associazione Italiana Retailer Elettrodomestici) sono davvero sconfortanti. Nemmeno i consumi natalizi sono riusciti a raddrizzare le sorti di un’annata nera in un ambito che sembrava destinato ad una crescita senza limiti legata di pari passo allo sviluppo tecnologico.

Quella dei numeri èuna logica fredda e impersonale, ma spiega meglio di tante parole la pesantissima crisi che il mondo dei consumi ha subito e continuerà  a subire nel prossimo futuro.
I negozi specializzati in computer e accessori, in televisori, in elettrodomestici e in telefonia segnano per l’anno appena trascorso un fatturato complessivo pari a circa 16 miliardi di euro, pari all’1,8% in meno rispetto al 2007.

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Bonus co.co.pro.

La legge di conversione del decreto anticrisi (la n. 2/2009) ha previsto l’introduzione, come una tantum, di un bonus a favore di quei collaboratori a progetto che nel triennio 2009-2001 vedranno scadere il loro contratto lavorativo senza poter contare su un rinnovo.
Il bonus èpari al 10% del reddito conseguito l’anno precedente, ed èaccreditato al lavoratore (a carico del bilancio dello Stato) purchè siano rispettati numerosi requisiti.

Infatti, èrichiesto innanzitutto che l’attività  sia stata svolta a favore di un unico committente: si ipotizza, infatti, che chi puಠcontare su pi๠committenti sia meno bisognoso di tutela.
àˆ inoltre necessario che nell’anno precedente siano stati versati almeno tre mesi di contributi, e si sia avuto un periodo di inattività  pari ad almeno due mesi.

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Le fragilità  della Gestione Separata

lavoro subordinato

Sono diversi i punti deboli che rendono la posizione di chi èiscritto presso la Gestione Separata certamente pi๠fragile rispetto ai lavoratori subordinati, agli imprenditori e ai professionisti iscritti ad una cassa ordinistica.
Innanzitutto, come accennato, le aliquote inferiori comportano contributi pi๠ridotti e dunque una pensione minore. Ma, oltre questo, si registrano altre deficienze di una certa importanza.

Assume rilievo, per esempio, la mancanza di un minimale su cui calcolare i contributi da versare: mentre per i dipendenti o gli imprenditori, ad esempio, i contributi sono analogamente calcolati sul reddito ma una quota minima dev’essere versata in tutti i casi, per gli iscritti alla Gestione Separata questo fenomeno non si presenta: perciಠcolui che, poniamo, avesse un reddito di mille euro verserà  direttamente o tramite sostituto d’imposta contributi per soli 257,00 euro (se non èiscritto ad altra forma pensionistica).

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Contributi pi๠elevati nella Gestione Separata

Gli iscritti presso la Gestione Separata dell’INPS sono quei lavoratori che in generale hanno minori tutele dal punto di vista previdenziale, in quanto non hanno i requisiti per poter accedere alle ben pi๠solide gestioni ordinarie previste per i dipendenti o gli imprenditori.

Si tratta di un eterogeneo calderone di soggetti in cui rientrano i collaboratori a progetto, i lavoratori autonomi che non hanno diritto di accedere ad una cassa gestita da un ordine professionale, gli associati in partecipazione, i venditori porta a porta e i collaboratori occasionali se superano la soglia di compensi annui di cinquemila euro.

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Guida al trasferimento d’azienda (IX)

Tassazione ordinaria significa che la plusvalenza derivante dalla cessione si somma semplicemente agli altri redditi del contribuente riferiti al periodo d’imposta competente, ed èsoggetta all’ordinaria imponibilità  mediante aliquote progressive per scaglioni. à‰ l’ipotesi che si applica sempre, qualora il contribuente non scelga espressamente una delle altre strade possibili o non ne possieda i requisiti.

Se il contribuente invece èun soggetto IRES oppure èun soggetto IRPEF che nonostante la cessione proseguirà  ugualmente un’attività  d’impresa, gli èconsentito in alternativa optare per la tassazione rateale, purchè l’azienda sia stata detenuta per almeno tre anni prima della cessione. Ciಠsignifica che egli potrà  ripartire la plusvalenza in pi๠quote annuali di pari importo, fino ad un massimo di cinque.

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