Regole standard per le “stelle” degli alberghi

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Chi non si èmai chiesto con quali criteri vengano attribuite le stelle (da una a cinque) negli alberghi italiani? Domanda tanto pi๠legittima quanto pi๠ci si accorge che i servizi offerti da hotel di pari grado variano moltissimo da un luogo all’altro.
Il punto èche tale funzione era attribuita in forma esclusiva alle Regioni, che spesso decidevano in maniera estremamente dissimile quando non confusa.

A questo caos, che produce effetti negativi sulla nostra immagine turistica, ha voluto rimediare un decreto-legge varato dal Governo un paio di settimane fa: sono stati fissati infatti alcuni requisiti inderogabili per l’assegnazione di un albergo ad una categoria piuttosto che all’altra.

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Il web potrebbe salvare il settore moda in crisi

yoox

Prima della crisi, il settore della moda (di certo un ambito di punta dell’export italiano) guardava al futuro con straordinario ottimismo: non solo grazie alla fetta di mercato imponente raggranellata negli anni nei mercati di sbocco tradizionali, come gli Stati Uniti e il Nord Europa, ma anche e soprattutto per le ghiotte prospettive che sembravano aprirsi in mercati emergenti come la Russia e la Cina, dove plotoni di nuovi ricchi sembravano non aspettare altro che acquistare e sfoggiare un qualunque abito oppure un oggetto di profumeria purchè contrassegnato da una prestigiosa firma made in Italy.

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Sull’Europa il flagello della disoccupazione

crisi economica

Fra i vari effetti della crisi, la perdita dei posti di lavoro èforse quello che pi๠preoccupa e colpisce le famiglie italiane ed europee.

I nuovi dati diffusi dalla Commissione Europea e riferiti all’anno 2009, non lasciano in effetti presagire niente di buono.

Si calcola che da gennaio a dicembre dell’anno in corso avranno perso il posto circa tre milioni e mezzo di lavoratori europei: circa l’1,6% della forza-lavoro complessiva. Di essi, la maggior parte saranno i precari cui non sarಠconfermato il contratto alla scadenza, ma ci sarà  spazio anche per molti licenziamenti individuali e di massa, soprattutto nei settori dell’automobile, dei servizi finanziari, dei trasporti e dell’industria meccanica.

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Abolizione del libro e dell’elenco soci per le SRL

burocraziaUna significativa semplificazione per il mondo delle società  a responsabilità  limitata, inerenti l’informativa sui soci.

Come noto, la normativa previgente stabiliva che, all’atto della nascita della società  con l’iscrizione nel Registro delle Imprese, era necessario fornire i nomi dei singoli soci con le rispettive quote possedute, cosଠcome, in seguito, ogni successivo passaggio di quote, per far valere tali informazioni nei confronti dei terzi.

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Deduzione spese auto: un po’ di chiarezza (VII)

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Il problema indicato èfrequentissimo e ha suscitato parecchi dibattiti. Una risposta esauriente èstata offerta dall’Agenzia delle Entrate, con la circolare n. 205/1998: secondo la scrivente, la scheda-carburante non èmai utilizzabile quando non èpresente il personale di servizio della stazione di rifornimento; tantomeno si puಠammettere che provveda il contribuente a compilarla da sè.

L’unica soluzione per documentare le spese del carburante acquistato al self-service èquella di conservare la ricevuta o scontrino emessa in automatico dal distributore e, in un secondo momento, presentarla al gestore perchè quest’ultimo emetta la fattura inerente l’operazione.

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Deduzione spese auto: un po’ di chiarezza (VI)

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Per scaricare dal reddito le varie spese sostenute, ovviamente, occorre documentarle. Laddove, èpossibile averla (acquisto, leasing, manutenzione…), occorre la fattura.

La tassa di circolazione e la polizza sulla responsabilità  civile, che sono escluse da IVA, non sono fatturate, ma per dedurre il costo èsufficiente conservare le relative ricevute.

In tutti i casi, èbene che tali documenti riportino anche la targa del veicolo cui si fa riferimento, per evitare dubbi e contestazioni.

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Deduzione spese auto: un po’ di chiarezza (V)

leasing

Per quanto riguarda le spese cosiddette “correnti”, bisogna fare una distinzione netta fra imprenditori da un lato e artisti e professionisti dall’altro.

Per i primi, conta il periodo di competenza della spesa, ossia quello in cui concretamente si èfruito del servizio; per i secondi, conta invece il momento in cui si èconcretamente eseguito il pagamento nei confronti del fornitore.

Se in genere questa distinzione non comporta grandi conseguenze (se un certo giorno si cambia uno pneumatico, quello èsolitamente anche il giorno in cui si paga il gommista), il discorso porta a delle differenze per quelle spese “legate” ad un preciso arco temporale: si tratta tipicamente del bollo, dell’assicurazione, del noleggio, del leasing.

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Deduzione spese auto: un po’ di chiarezza (IV)

lamborghini gallardo

Quando l’imprenditore o professionista utilizza un veicolo a motore che rientra nella terza categoria descritta (quella dei mezzi ad uso promiscuo), esistono dei limiti massimi alla spesa deducibile: le eventuali eccedenze risultano totalmente indeducibili, senza eccezioni.

Il primo limite riguarda le spese di acquisto: l’eventuale costo che eccede una certa soglia èfiscalmente irrecuperabile.

Questa soglia èpari a € 18.075,99 per autovetture e caravan (€ 25.822,84 per agenti e rappresentanti di commercio), a € 4.131,66 per i motocicli e a € 2.065,83 per i ciclomotori. Se il bene èpreso in leasing, questi limiti sono riferiti ai relativi canoni.

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Deduzione spese auto: un po’ di chiarezza (III)

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Una volta individuata la quota di IVA che si puಠdetrarre, si tratta di verificare la disciplina propria dell’imposta sui redditi. La deducibilità  di questi costi dal reddito procede secondo regole comuni per IRPEF e IRES, e riguarda non solo le basi imponibili, ma anche la quota di IVA che fosse eventualmente risultata indetraibile, la quale costituisce a tutti gli effetti parte integrante del costo sostenuto.

Il Testo Unico sull’Imposta sui Redditi (DPR 917/1986) distingue, all’articolo 164, tre diverse categorie di mezzi di trasporto a motore, soggette a disciplina differente.

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Deduzione spese auto: un po’ di chiarezza (II)

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Verificando la situazione di imprese e professionisti, la prima cosa da considerare èche tutte le spese relative al proprio personale mezzo di trasporto sono interessate dalla norma: le spese di acquisto, noleggio o leasing; le spese di manutenzione (come quelle presso il benzinaio, il meccanico, il gommista o l’elettrauto); la tassa di circolazione (il cosiddetto “bollo auto”); la polizza assicurativa per la responsabilità  civile.

Tranne che per il bollo e per l’assicurazione (e per l’acquisto, se avviene di seconda mano presso un privato), tutte le voci citate sono soggette ad IVA. àˆ quindi necessario scorporare il valore dell’imposta sul valore aggiunto dal prezzo totale, perchè le norme sull’IVA sono piuttosto diverse da quelle previste per l’IRPEF / IRES.

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Deduzione spese auto: un po’ di chiarezza (I)

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Chiunque lavori in uno studio di consulenza fiscale saprà  bene che una delle pi๠frequenti domande rivolte dal cliente inesperto riguarda come e in che misura dedurre le spese del proprio mezzo di trasporto, e in particolare quelle dell’automobile.

In generale regna una certa confusione in materia, sia perchè le norme in proposito sono numerose e differenziate, sia perchè le norme stesse hanno subito negli ultimi anni delle modifiche anche caotiche, derivate congiuntamente sia dall’esigenza di aumentare la tassazione che da quella di adeguare la nostra legislazione alle indicazioni fornite dalla Corte di Giustizia Europea.

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Spese di trasferta per i dipendenti

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La disciplina del trattamento fiscale dei rimborsi-spese a favore dei dipendenti (e assimilati) in relazione alle trasferte di lavoro èpiuttosto complessa, e distingue nettamente fra l’imponibilità  di questi rimborsi per i lavoratori e la deducibilità  per il datore di lavoro.

Per il lavoratore, il rimborso-spese puಠavvenire secondo due forme: quella analitica e quella forfettaria (la prima èfiscalmente pi๠svantaggiosa).

àˆ infatti stabilito che se il lavoratore documenta scrupolosamente le spese sostenute, gli èriconosciuta una franchigia sui rimborsi pari a € 15,49 se la trasferta avviene in Italia e di € 25,82 se avviene all’estero.

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Evasione fiscale, una piaga nazionale

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I nuovi dati diffusi dall’Istat tramite il ministero dell’Economia e riferiti al 2006 sono drammatici, e non possono che confermare se non ampliare la portata di una verità  già  notissima, e cioèla capillare e massiccia diffusione dell’evasione fiscale, secondo alcuni commentatori “lo sport preferito degli italiani”.

àˆ il direttore del Dipartimento delle Finanze, Fabrizio Lapecorella, ad illustrare i risultati delle rilevazioni. Lapecorella ha spiegato che l’evasione fiscale nel nostro Paese si aggira intorno ai duecento miliardi di euro, pari a circa 3.400 euro per italiano, ed èconcentrata prevalentemente nei settori dei servizi per la persona, del commercio, della ristorazione e dell’edilizia.

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Liberalizzazioni fra passi avanti e marce indietro (III)

Restando in tema assicurativo, assume importanza anche la misura con cui si èprevisto il lancio di un sistema informatico il quale consentirà , in tema di RC auto, di comparare i pezzi e le offerte presentate da tutti gli operatori, per consentire ai consumatori di disporre di un sistema unificato e ufficiale per mettere a confronto polizze spesso molto disomogenee fra loro.

Tuttavia, il preventivatore unico non èancora entrato in funzione, sebbene le rassicurazioni provenienti dall’ISVAP (l’organo di vigilanza del settore) affermano che al pi๠tardi entro aprile si potrà  contare su questo software disponibile on line.

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Liberalizzazioni fra passi avanti e marce indietro (II)

Le liberalizzazioni nell’ambito farmaceutico, invece, sono oggetto di diverse discussioni. Le “lenzuolate” avevano stabilito la libera cessione dei farmaci da banco (quelli, per intenderci, per cui non occorre la ricetta medica) anche al di fuori delle farmacie tradizionali, purchè la vendita al pubblico sia curata da un laureato in scienze farmaceutiche. In due anni sono sorte in tutta Italia circa duemila parafarmacie, molte all’interno dei grandi ipermercati.

Da un lato si registra l’offensiva dei farmacisti tradizionali, che vorrebbero una limitazione nelle aperture di nuove parafarmacie, dalle quali arriva in effetti una concorrenza piuttosto aggressiva. Dall’altro lato, invece, gli ultra-liberalizzatori propongono un’estensione dei medicinali commerciabili in questi punti-vendita e la soppressione dell’obbligo della presenza di un laureato.

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