Dal primo gennaio 2016 si sposta ancora pi๠il là il requisito anagrafico per il conseguimento delle prestazioni pensionistiche di qualsiasi tipo. Per tutti i tipi di pensione,  infatti, èprevisto un adeguamento alla speranza di vita che comporta uno spostamento pi๠in  là di 4 mesi dell’età pensionabile.Â
Dal primo gennaio 2016 si andrà in pensione 4 mesi pi๠tardi. àˆ tutto scritto nel decreto interministeriale Lavoro-Economia che ha disposto l’adeguamento dei requisiti anagrafici per i trattamenti pensionistici alla speranza di vita. Lo scorso adeguamento c’era stato il primo gennaio 2013.
Il fatto che si andrà in pensione 4 mesi pi๠tardi riguarda tutti i trattamenti pensionistici: la pensiona di vecchiaia, quella anticipata, quella anticipata contributiva, l’assegno sociale,  le pensioni in regime di armonizzazione, le pensioni usuranti, la totalizzazione e tutte le altre pensioni comprese quelle che rientrano nella vecchia disciplina di pensionamento. Questo vuol dire che l’innalzamento dell’età pensionabile riguarda anche i salvaguardati.
Dal primo gennaio 2016, tanto per scendere un po’ nei dettagli, si potrà avere la pensione di vecchiaia con 66 anni e 7 mesi, oppure si potrà andare in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Le lavoratrici del settore privato saranno quelle maggiormente penalizzate dal cambiamento dei requisiti anagrafici per la pensione. Queste lavoratrici, infatti, per effetto della parificazione dell’età pensionabile con i lavoratori uomini e per effetto dell’adeguamento dell’età pensionabile alla stima di vita, vedranno slittare il momento della pensione pi๠in là di un anno e mezzo, con il passaggio dai 63 anni e 9 mesi ai 65 anni e 7 mesi.
Gli adeguamenti successivi daranno a cadenza biennale ma si sa già che entro il 2021 la nuova pensione di vecchiaia dovrà essere almeno di 67 anni.