In altre parole, una volta maturati i requisiti per la pensione, occorrerà lavorare ancora per dodici-diciotto mesi prima di lasciare il posto. Si tratta di una finestra “mobileâ€, cioèpersonalizzata: per ogni iscritto sarà prevista una data di uscita calcolata sulla sua personale situazione contributiva, e non pi๠dunque finestre trimestrali o semestrali uniche per tutti gli iscritti che maturano i requisiti nello stesso arco temporale.
Saranno, tuttavia, adottate (con un provvedimento successivo) regole diverse e meno severe per gli iscritti con quarant’anni di contributi.
Se il discorso tracciato riguarda le pensioni di tutti, un discorso specifico riguarda invece le donne che lavorano per la Pubblica Amministrazione. Come già concordato a suo tempo con l’Europa, l’età per il pensionamento salirà gradualmente da sessanta a sessantacinque anni; tuttavia, si accelera la tempistica dei “gradini†(cioà¨, della salita della soglia da sessantuno a sessantadue anni, da sessantadue a sessantatre…): non pi๠ogni ventiquattro mesi bensଠogni diciotto.
Il periodo transitorio, quindi, si concluderà nel 2016 e non pi๠nel 2018 come inizialmente previsto, con un risparmio a regime di circa 2,5 miliardi di euro l’anno.
Prevista, infine, per il prossimo biennio una tassa sulle pensioni dieci volte superiori al minimo: il prelievo sarà pari al 10% sull’eccedenza rispetto a tale decuplo.