Il part time agevolato prima della pensione? Si preannuncia un vero e proprio flop. Stando ai dati resi noti, fino a questo momento sono state solo 200 le domande accolte dall’Inps da parte dei lavoratori che chiedono di andare in part time prima di avviarsi alla pensione.
Il decreto scatterà effettivamente il prossimo 2 giugno quando i lavoratori che matureranno 67 anni e sette mesi di età entro il 2018 con almeno 20 anni di contributi e con l’approvazione del datore di lavoro, avranno la possibilità di ridurre l’orario di lavoro fra il 40% e il 60%. Il decreto puಠessere attuato non nel settore pubblico, ma solo per il lavoro dipendente e puಠessere richiesto solo dai lavoratori nati prima del 1952. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri aveva già messo in guardia sulla misura ritenuta fallimentare e i dati sembrano dargli ragione anche considerando l’inutilità della campagna informativa. Di fatto con il part time agevolato si riceve ogni mese in busta paga la retribuzione per il part-time e una somma esentasse che corrisponde ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sulla retribuzione per l’orario non lavorato.
Per tutto il periodo di riduzione dell’attività lavorativa, lo Stato riconosce al lavoratore la contribuzione figurativa che corrisponde al lavoro non effettuato in modo tale che quando sarà effettivamente arrivata l’età pensionabile, il lavoratore potrà percepire l’intero importo della pensione. E se il contratto di part time agevolato sembra essere vantaggioso per il lavoratore e meno per le aziende che si trovano a pagare ore non lavorate, èanche vero che i lavoratori sembrano essere del tutto contrari a scegliere un’opzione del genere. E i numeri lo dimostrano.
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