In realtà , tali importi sono attribuiti ai superstiti solo se i loro redditi non superano determinate soglie. La riforma pensionistica attuata nel governo presieduto da Lamberto Dini nel 1995, infatti, ha stabilito che agli importi cosଠdeterminati vanno apportati dei tagli percentuali a seconda dei redditi di cui i beneficiari già godono.
Se i superstiti sono pi๠di uno, ognuno subirà la propria eventuale riduzione a seconda della propria situazione personale.
Le varie soglie sono rideterminate ogni anno dall’INPS. Per il 2009, èprevisto quanto segue.
Se i redditi superano € 17.869, la pensione di reversibilità subisce una riduzione del 25%; se si oltrepassa la soglia di € 23.846, la riduzione èdel 40%; se, infine, si supera il limite di € 29.783, il taglio èdel 50%.
Per valutare se si superano le soglie indicate entrano in gioco tutti i redditi percepiti dal superstite, ad eccezione di alcuni redditi esclusi.
Sono esclusi, in particolare, il reddito da prima casa (solo per il coniuge), il TFR, gli interessi maturati sul conto corrente bancario e sui titoli di Stato, la stessa pensione di reversibilità e altre voci minori.
I diritti già acquisiti, tuttavia, non sono stati toccati dalla riforma Dini: non si subisce, infatti, nessun taglio se il superstite già percepiva la pensione di reversibilità al momento in cui la legge di riforma del sistema pensionistico èntrata in vigore (31 agosto 1995).