Brunetta vorrebbe elevare di un anno ogni ventiquattro mesi l’età pensionabile delle donne a partire dal 2010, fino al raggiungimento della parità nel 2018.
Ma questa soluzione, che riscontra anche un tiepido consenso dei sindacati, si accompagnerebbe ad altre misure di vario genere a favore dei pensionati, al fine di appianare eventuali tensioni sociali. Si pensa, ad esempio, ad un potenziamento dei sistemi di previdenza complementare, oggi poco diffusi, e ad un robusto aumento delle pensioni minime.
Nell’ottica della flessibilità , inoltre, si pensa ad un complesso sistema di incentivi per favorire il mantenimento del posto di lavoro per i dipendenti sopra i 62 anni, anche quando avessero raggiunto i trentacinque anni di contributi, invitandoli in pratica a rinviare il giorno dell’andata in pensione in cambio di una rendita vitalizia pi๠sostanziosa.
Requisiti meno stringenti, in tutti i casi, dovrebbero essere previsti per coloro che hanno svolto le cosiddette attività “usurantiâ€, peraltro ancora tutte da definire. Mentre, nell’idea di contenere i costi, un’ulteriore riforma (di dimensioni mastodontiche) porterebbe all’inglobamento dell’INPDAP all’interno dell’INPS.
Uscendo dall’ambito dei lavoratori pubblici, infine, èprobabile che prosegua ancora a lungo la strada già in essere da qualche anno per un elevamento delle aliquote contributive riferite ad autonomi e collaboratori a progetto, al fine di parificarli a quelle dei dipendenti.