La riforma riguarderà , pare, solamente la Pubblica Amministrazione, anche se per motivi di uguaglianza sarà pressochè fatale che il discorso sarà esteso anche all’ambito privato. La ratio della sentenza di condanna della Corte di Strasburgo, a dispetto delle apparenze, èquella di evitare discriminazioni a danno delle stesse donne, che con un pensionamento precoce si vedono oggi corrispondere dallo Stato un vitalizio minore.
Il piano dovrebbe partire già dal 2010 e dovrebbe prevedere un incremento di un anno dell’età pensionabile ogni biennio, per arrivare all’uniformità (65 anni) fra uomini e donne nel 2018.
Il discorso riguarda solamente le pensioni di vecchiaia e di invalidità , nonchè le corrispondenti pensioni di reversibilità per i superstiti: chi avrà maturato una sufficiente anzianità contributiva, naturalmente, potrà andare in pensione anche prima del raggiungimento di questa età .
Si calcola che la riforma, che – sotto forma di emendamento al DdL sul lavoro – sarà discussa entro poche settimane, farebbe risparmiare alle casse dello Stato circa 2,3 miliardi di euro in otto anni. Soldi che Brunetta vorrebbe destinare alla costruzione di asili-nido e ad altre opere a favore delle stesse lavoratrici, ma l’ultima parola in proposito spetterà a Giulio Tremonti.
Intanto, i sindacati e l’opposizione chiedono che l’aumento dell’età pensionabile non sia imposto come un obbligo ma come una semplice facoltà liberamente esercitabile dalle donne.