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Accertamenti anche sui c/c dei familiari

In ogni momento, l’Agenzia delle Entrate puಠottenere da qualsiasi istituto bancario notizie sui movimenti che concernono qualsivoglia conto corrente o altro rapporto finanziario.

Consci di cià², i cittadini in vena di nascondere qualcosa all’occhio vigile del Fisco si appoggiano con grande frequenza ai conti correnti intestati al coniuge, ai figli o ad un amico di assoluta fiducia, facendo transitare su di essi gli importi che si vuole tenere celati.


Com’ evidente, èun trucco dalle gambe molto corte: da tempo immemorabile l’Amministrazione Finanziaria monitora non solo i c/c dei contribuenti sottoposti a controllo ma anche quelli riferiti ai soggetti strettamente collegati agli stessi, e il D.P.R. 600/1973 consente a date condizioni di impiegare i movimenti ingiustificati riscontrati sui conti dei familiari per accertare il reddito imponibile del contribuente controllato.


La questione ètornata alla ribalta recentemente, con la sentenza n. 17387/2010 della Corte di Cassazione che ha confermato una linea interpretativa ormai consolidata nel tempo. Il caso vedeva protagonista una Srl di Verona, che si era vista appioppare una multa straripante fondata in gran parte sugli accertamenti compiuti sui conti correnti dei familiari del socio-amministratore, teoricamente privi di fonti di reddito.

Il ricorrente riteneva, infatti, che non era corretto nè motivato adottare tali movimenti come base per le rettifiche senza alcuna motivazione specifica: l’Agenzia delle Entrate, secondo il contribuente, avrebbe dovuto perlomeno dimostrare che tali prelievi e versamenti erano riferibili ad attività  illecite della Srl.

La Suprema Corte ha perಠrespinto tale impostazione: l’articolo 32 del D.P.R. 600, infatti, non richiede alcuna motivazione particolare. Pertanto, nel momento stesso in cui emergono su tali c/c movimenti che gli intestatari non sono in grado di giustificare (su loro ricade infatti l’onere della prova), qualunque accertamento ètutelato dalla legge.

Fonte: Fisco Oggi