àˆ questa la conclusione cui èarrivata recentemente la Corte di Cassazione decidendo, con la sentenza n. 6118 dello scorso 13 marzo, la controversia fra l’Agenzia delle Entrate e una società che aveva subito il furto di gran parte dei propri registri, fatture e documenti vari contenuti in una valigetta ventiquattrore trafugata per strada.
Circa un anno e mezzo dopo l’evento (regolarmente denunciato), infatti, la Guardia di Finanza durante un’ispezione riscontrಠda un lato la mancanza di questi documenti e dall’altra la deduzione dell’IVA di numerosi acquisti non documentati per ovvi motivi.
La sentenza della Cassazione ha ribadito una linea in realtà già dichiarata dalla giurisprudenza in diverse occasioni analoghe verificatesi in passato: se il contribuente detrae l’IVA, sta a lui dimostrare di averne avuto il diritto. Nessuna denuncia di furto puಠessere sostitutiva, poichè nulla esclude che si possa essere trattato di un furto simulato; e in tutti i casi, in un anno e mezzo la società in questione aveva avuto tutto il tempo per ricostruire la sua situazione contabile, per esempio chiedendo a tutti i fornitori una copia conforme delle fatture sottratte.
D’altronde, la stessa denuncia di furto èapparsa deficitaria agli occhi dei giudici della Suprema Corte anche per un altro motivo: in essa si parlava genericamente del furto della documentazione, senza precisarne nel dettaglio il contenuto, elemento considerato indispensabile dai magistrati che hanno esaminato la causa.
In definitiva, appare quanto mai consigliabile salvaguardare i propri documenti e mettersi in condizione di ricostruire la contabilità in ogni modo , per esempio facendo di ogni fattura una copia di backup con un apposito scanner.