Precisiamo subito che la T.I.A. èstata finora adottata da 1.193 Comuni, circa il 15% del totale; per tutti gli altri, che hanno per ora mantenuto la Tarsu, la sentenza non comporta alcuna conseguenza.
L’applicazione della Tariffa èstata molto disomogenea finora: basti dire che nel Trentino – Alto Adige essa èstata adottata da tutti i 339 Comuni, mentre in Valle d’Aosta e in Basilicata la T.I.A. èancora totalmente sconosciuta. I cittadini interessati oscillano intorno ai diciassette milioni.
Se per le famiglie si apre ora la strada dei rimborsi (ancora tutta da individuare), per le imprese il discorso diviene paradossalmente pi๠pesante. Esse, infatti, poichè normalmente hanno sempre potuto detrarre del tutto l’IVA versata ai Comuni per la T.I.A., ora si potrebbero trovare addirittura a doverla restituire alle casse dello Stato, per i motivi opposti rispetto a quelli delle famiglie.
E ci sono conseguenze anche sull’IRAP: con le nuove regole sulla base imponibile valide dal 2008, i servizi sono deducibili e i tributi no; cosicchè, chi ha dedotto per lo scorso periodo d’imposta l’importo della T.I.A. scopre oggi di aver ottenuto un illegittimo sconto sull’IRAP da versare, con tutte le relative conseguenze.
E ancora: se la T.I.A. èun tributo, divengono applicabili tutte le norme ordinarie su accertamento e riscossioni dei tributi locali.
In linea di massima, dovrebbero essere ora i gestori dei servizi ambientali comunali ad attivarsi per restituire l’IVA ai cittadini e pretenderla dalle imprese, per poi girare i risultati alle casse dell’Erario; ma staremo a vedere cosa succederà davvero.
Un urgente intervento del Governo per sbrogliare la matassa ed evitare il caos appare davvero ineludibile.