Licenziamento illegittimo per comportamenti recidivi sanzionati

I comportamenti recidivi di un dipendente non possono essere tenuti in considerazione in maniera complessiva ai fini del licenziamento per giusta causa se sono stati già  oggetto di sanzioni disciplinari nei confronti del lavoratore stesso.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 1062 del 25 gennaio 2012, con la quale ha rigettato il ricorso presentato da un’azienda che aveva licenziato una dipendente a fronte delle sue ripetute assenze dal lavoro in giorni precedenti o successivi a festività  o ferie.

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Tassazione donazione anche in mancanza di forma scritta

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 634 del 18 gennaio 2012 ha stabilito che il presupposto della tassazione di un bene oggetto di donazione èdato dall’effettivo trasferimento della titolarità  del bene stesso, non avendo alcuna rilevanza a riguardo l’osservanza della forma scritta richiesta dall’ordinamento civile.

Nella sentenza in esame, in particolare, la Suprema Corte ha giudicato il caso di due fratelli, a cui il nonno aveva donato un’ingente somma di denaro e oro puro. La mancata denuncia dell’atto di liberalità  ha fatto scattare l’accertamento fiscale e l’applicazione delle relative sanzioni.

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Buona condotta necessaria per iscrizione albo professionale

Per effettuare l’iscrizione ad un albo professionale, oltre ai requisiti previsti da ciascun albo, èsempre necessaria la sussistenza del requisito di buona condotta.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 30790 del 30 dicembre 2012, nella quale la necessità  del suddetto requisito èstata definita un insostituibile e un inevitabile principio di carattere generale dell’ordinamento, a prescindere dalle disposizioni in merito previste da ciascun albo professionale.

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Risarcimento danni casalinghe per invalidità  permanente

Nel mondo delle lavoro il dibattito sulle casalinghe èaperto ormai da secoli, tuttavia una piccola soddisfazione per chi sostiene che quello delle massaie èun vero e proprio lavoro che deve necessariamente essere equiparato a quello svolto dalle altre categorie di lavoratori arriva da una recente sentenza della Corte di Cassazione.

La Terza sezione civile della Corte, infatti, con la sentenza n.23573 del 2011 ha stabilito che il danno subito da una casalinga va risarcito tenendo conto del mancato guadagno, cosଠcome avviene per tutte le altre categorie di lavoratori.

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Responsabilità  del commercialista per evasione fiscale del cliente

In caso di evasione fiscale da parte di un suo cliente, il commercialista puಠvedersi confiscare una somma di denaro corrispondente nel caso in cui abbia partecipato all’attività  criminale ottenendo al contempo un vantaggio economico.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 39239 del 28 ottobre 2011, con la quale èstato giudicato il caso di un commercialista accusato di concorso in corruzione in atti giudiziari in relazione a due società  di cui era depositario delle scritture contabili.

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Mancato versamento del quinto dello stipendio

Nel caso in cui il datore di lavoro non provvede a versare al cessionario un quinto dello stipendio dovuto al suo dipendente e da questi ceduto ad un soggetto terzo, non commette un reato di appropriazione indebita ma solo un illecito civile.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 37954 del 20 ottobre 2011, con la quale èstato assolto un datore di lavoro condannato nei due precedenti gradi di giudizio per essersi appropriato della quota di stipendio che un suo dipendente aveva destinato ad una banca a fronte della restituzione di un prestito erogatogli in precedenza, pur facendo figurare tale quota dello stipendio in busta paga.

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Ritardo pagamento indennità  sostitutiva della reintegrazione

Nel caso in cui il lavoratore illegittimamente licenziato dovesse scegliere di optare per l’indennità  sostitutiva al posto della reintegrazione nel posto di lavoro, il datore di lavoro ètenuto a pagare al dipendente le retribuzioni che gli sarebbero spettate se avesse normalmente prestato la sua attività  lavorativa fino a quando non provvede a corrispondere tale indennità .

Ad affermalo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21421 del 17 ottobre 2011, nella quale viene precisato che tale decisione si basa sulla necessità  di evitare che il lavoratore illegittimamente licenziato non subisca, o subisca al minimo possibile, i pregiudizi derivanti dal licenziamento stesso.

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Licenziamento illegittimo per mancato rinvio della convocazione

In caso di licenziamento disciplinare il comportamento tenuto dal datore di lavoro deve necessariamente essere improntato ai principi di correttezza e di buona fede, pena l’illegittimità  del licenziamento stesso.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21485 del 18 ottobre 2011, con la quale èstata accolta la sentenza della Corte d’Appello ed èstata quindi dichiarata l’illegittimità  del licenziamento attuato da un’azienda nei confronti di una dipendete dopo una sua violazione di carattere disciplinare.

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Pagamento stipendio al lordo delle ritenute in caso di ritardo

In caso di ritardo nel pagamento dello stipendio, il datore di lavoro èobbligato a versare i contributi senza possibilità  di rivalersi nei confronti del dipendente.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 19790 del 28 settembre 2011, con la quale èstato accolto il ricorso presentato da una dipendente nei confronti del suo ex datore di lavoro per il mancato pagamento da parte di quest’ultimo delle ritenute previdenziali e fiscali.

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Licenziamento per inidoneità  fisica del lavoratore

In caso di sopravvenuta inidoneità  fisica del lavoratore allo svolgimento dell’impiego il datore di lavoro puಠprocedere al licenziamento per giustificato motivo, purchèriesca a provare l’impossibilità  di porre in essere delle azioni in grado di evitare il licenziamento stesso.

A ribadirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 16195 del 25 luglio 2011, con la quale ha sottolineato che in caso di inidoneità  fisica all’impiego trova applicazione la regola generale in forza della quale grava sul datore di lavoro l’onere di provare la sussistenza dei motivi che hanno portato al licenziamento del dipendente.

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Sostituzione lavoratore in sciopero

In caso di sciopero èvidente che gli interessi del datore di lavoro e e quelli del lavoratore si vanno inevitabilmente a scontrare.

Da un lato, infatti, al lavoratore non puಠessere negata la facoltà  di esercitare il diritto di sciopero a lui riconosciuto nei casi e secondo le modalità  previste dalla legge, dall’altro tuttavia al datore di lavoro non puಠessere impedito di tutelare i propri interessi e di adoperarsi al fine di far si che i compiti svolti dal lavoratore in sciopero vengano portati a termine da altri dipendenti.

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Infortunio sul lavoro e imprudenza del dipendente

In caso di infortunio sul lavoro di un suo dipendente, il datore di lavoro risulta responsabile anche se l’infortunio èstato causato da una condotta imprudente di quest’ultimo, qualora tale condotta sia stata determinata o agevolata da un assetto organizzativo del lavoro non rispettoso delle norme antinfortunistiche.

A ribadire questo consolidato orientamento giurisprudenziale èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 14507 del 1° luglio 2011, con la quale èstata ribadita la responsabilità  del datore di lavoro qualora questi sia a conoscenza del fatto che l’assetto organizzativo del lavoro non èrispettoso delle norme antinfortunistiche e ignori completamente tale circostanza, non facendo nulla per modificarlo al fine di eliminare ogni possibile pericolo.

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Cassa integrazione illegittima per mancata comunicazione criteri di scelta

La Corte di Cassazione con la con sentenza n.12056 del 31 maggio 2011 ha ancora una volta ribadito l’illegittimità  della cassa integrazione qualora il datore di lavoro ometta non solo di consultare i sindacati, ma anche nel caso in cui non vengano comunicati alle organizzazioni sindacali i criteri utilizzati per individuare i lavoratori colpiti dal provvedimento.

La Suprema Corte, in particolare, nella suddetta sentenza ha sottolineato che l’articolo 1, comma 7, della L. n. 223 del 1991 prevede l’obbligo del datore di lavoro di comunicare alle organizzazioni sindacali i criteri di scelta dei lavoratori da sospendere, anche dopo l’entrata in vigore del D.P.R. n. 218 del 2000.

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Prescrizione indennità  ferie non godute

L’indennità  che viene corrisposta al lavoratore in caso di ferie o permessi non goduti ha una prescrizione decennale in quanto ha natura risarcitoria e non retributiva.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con sentenza n. 10341 dell’11 maggio 2011, con la quale ha riconosciuto natura risarcitoria all’indennità  spettate al lavoratore in caso di ferie o permessi non goduti alla luce del fatto che si tratta di un inadempimento contrattuale del datore di lavoro e che èquindi tenuto al risarcimento del danno.

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Ritenuta d’acconto non versata dall’azienda

La Corte di Cassazione con la sentenza n.9867 del 5 maggio 2011 ha stabilito che il mancato versamento della ritenuta d’acconto da parte del datore di lavoro non esonera il lavoratore dall’obbligo del versamento, alla luce del fatto che l’obbligo del pagamento del tributo èanche a carico del lavoratore contribuente.

Nel caso in esame, in particolare, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate e ha rigettato la sentenza pronunciata dalla Commissione Tributaria che, in considerazione della buona fede del soggetto, aveva accolto il ricorso di una contribuente esonerando la stessa da ogni obbligo fiscale per la fattispecie in esame, evidenziando l’obbligo primario del datore di lavoro.

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