Non poche volte, infatti, il concessionario della riscossione si ètrovato impotente per recuperare l’entità delle imposte evase e delle relative sanzioni proprio perchè il contribuente aveva intestato tutti i suoi beni al coniuge o ad un amico o parente compiacente.
Proprio per reprimere questo fenomeno, la legge ha considerato reato tale comportamento, punendo tanto il contribuente disonesto quanto il suo complice. Tale illecito ècosଠmalvisto dalle autorità che nemmeno l’adesione al recentissimo scudo fiscale potrà estinguere le responsabilità .
Naturalmente, il compito del Fisco non èfacile, perchè non èsempre agevole dimostrare quando tali cessioni e donazioni sono elusive e quando invece il terzo intestatario sia in buona fede; in quest’ultimo caso, infatti, èvidente che costui non puಠessere punito, nè il suo diritto puಠessere revocato.
Queste controversie sono spesso oggetto di discussione nelle aule giudiziarie. L’ultimo esempio èquello di un imprenditore di Santa Maria Capua Vetere (CE), che, braccato dall’Erario, ha intestato il suo appartamento alla moglie. Come dimostrare che l’atto era illecito?
La Corte di Cassazione, che ha deliberato definitivamente sulla questione (confermando, d’altronde, i giudizi precedenti), si èfocalizzata su due indizi pesanti: i due coniugi erano in regime di separazione dei beni (anomalo, dunque, questo “regaloâ€) e la donazione era avvenuta pochi giorni dopo la ricezione da parte di lui di alcune salate cartelle di pagamento.
La donazione èstata dunque resa nulla, l’appartamento èstato soggetto a pignoramento e l’imprenditore èstato condannato.