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Giugno, fiducia in calo per famiglie e imprese

Gli impieghi stagionali non convincono le famiglie e nemmeno le imprese. Adesso, a giugno, si nota un calo di fiducia inaspettato da quanti per sentire la ripresa avrebbero fatto di tutto, incluso l’avere fiducia nei dati diffusi prima dell’estate. 

Invece l’ISTAT èdi avviso differente e senza fare sconti registra la terza diminuzione consecutiva e passa a 110,2 dal 112,5 di maggio con flessioni per tutte le componenti del clima di fiducia. Anche l’indice delle imprese Iesi scende, a 101,2 da 103. I dati non tengono conto dell’effetto della Brexit perchè le interviste sono concentrate nei primi 15 giorni del mese e mostrano il primo calo contemporaneo di entrambi gli indici da fine 2015. Questo èquello che scrive Confesercenti nel riportare i dati su consumatori e situazione economica.

impresa familiare

Per i consumatori la diminuzione riguarda il clima personale (a 103,0 da 105,4) e quello economico (a 131,8 da 135,7), il clima corrente (a 108,2 da 109,8) e quello futuro (a 112,9 da 117,6). I giudizi e le attese sulla situazione economica del Paese si confermano in peggioramento cosଠcome le aspettative sulla disoccupazione.  Tra le imprese, il clima di fiducia sale nella manifattura(a 102,8 da 102,1) e nelle costruzioni (a 121,6 da 120,4), mentre scende nei servizi di mercato (a 105,0 da 107,3) e nel commercio al dettaglio (a 99,7 da 101,0).

L’Istat ha fatto poi una precisazione sugli indici spiegando che possono mostrare delle discrepanze tra loro per via delle procedure di calcolo. Uno zoom va poi fatto sugli ordini, sull’occupazione e anche sulla contrazione dei saldi:

Nelle imprese manifatturiere migliorano i giudizi sugli ordini mentre le attese sulla produzione rimangono stabili; il saldo dei giudizi sulle scorte rimane stabile. Nelle costruzioni migliorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione e peggiorano le attese sull’occupazione. Nei servizi si contraggono i saldi relativi ai giudizi e alle attese sugli ordini, aumentano, invece, le attese sull’andamento generale dell’economia italiana. Nel commercio al dettaglio, infine, migliorano le attese sulle vendite future ma peggiorano i giudizi sulle vendite correnti e il saldo sulle scorte di magazzino.