Fino a questo momento, gli studi di settore hanno tenuto conto in misura minimale delle caratteristiche territoriali delle varie attività economiche: eppure, èabbastanza evidente che le tariffe di un avvocato oppure il costo di un soggiorno in albergo a Venezia non sono la stessa cosa che a Matera.
Gli scompensi derivanti dagli squilibri nelle strutture di costi e ricavi nelle varie aree del Paese inficiano in misura rilevante l’efficacia dello strumento-principe dell’accertamento fiscale ai danni del cosiddetto “popolo delle partite IVAâ€: in vista, dunque dell’attuazione dell’ancora nebuloso federalismo fiscale, anche gli studi di settore devono adeguarsi.
Il decreto ministeriale stabilisce retroattivamente che i nuovi studi di settore nonchè le revisioni dei vecchi studi effettuate a partire dal 1° gennaio 2009 dovranno tenere conto di precisi parametri predisposti su base regionale e comunale; il procedimento si dovrà concludere entro il 2013, allorchè tutti gli studi di settore in essere dovranno essere aggiornati secondo questa linea-guida.
Gli studi di settore su base regionale e comunale saranno elaborati, sottolinea il testo del decreto, “tenendo conto del parere delle associazioni professionali e di categoriaâ€, riunite in commissioni di esperti cui parteciperanno anche delegati dell’ANCI (l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), al fine di far partecipare al processo anche le realtà locali.
Altri esponenti dell’ANCI saranno integrati all’interno degli osservatori che studiano, presso le Direzioni Regionali dell’Agenzia delle Entrate, il funzionamento e l’efficacia degli studi di settore.