Com’ noto, qualora il reddito e il volume d’affari IVA dichiarati sono al di sotto dei minimi calcolati dal sofisticato software Gerico, il contribuente puಠscegliere di adeguarsi spontaneamente dichiarando quel tanto di redditi e di fatturato che manca per raggiungere la congruità , e di conseguenza pagando pi๠imposte, oppure farne a meno e prepararsi ad affrontare un possibile accertamento fiscale.
Ebbene, nel 2008 sono stati circa 3.700.000 i contribuenti soggetti agli studi di settore, in una platea complessiva di quasi cinque milioni di partite IVA aperte. Di questi, circa 2.100.000 si sono rivelati congrui alle risultanze di Gerico, mentre i restanti 1,6 milioni sono apparsi incongrui: la cifra èdecisamente alta e apre alle solite perplessità sulla validità dello strumento.
Di costoro, solamente 620.000 (pari al 39%) hanno deciso di adeguarsi aumentando spontaneamente il proprio carico fiscale, mentre il restante 61%, pari a circa 980.000 contribuenti, ha preferito rinunciare a questa possibilità , accettandone tutte le conseguenze.
Fra i motivi che spingono quasi due contribuenti incongrui su tre a rifiutare l’opzione per l’adeguamento ci sono sicuramente l’entità dello stesso (spesso si parla di diverse migliaia di euro), la visione dello stesso come una tassazione ingiusta, dato che si tratta di pagare imposte su un sovra-reddito puramente virtuale, nonchè la consapevolezza che gli incongrui sono cosଠtanti che secondo le statistiche solo il 5% di chi non si adegua subisce verifiche fiscali.
Non vanno scordate, poi, le numerose sentenze che hanno sancito che il reddito dichiarato dal contribuente non puಠessere rettificato dagli organi dell’Amministrazione Finanziaria esclusivamente sulla base degli studi di settore.