Diritti lavoratrici madri

Alle lavoratrici madri la legge riconosce una serie di diritti, tra cui figura in primo piano il congedo obbligatorio di maternità , ovvero l’obbligo di assentarsi nei due mesi che precedono la data presunta del parto e nei tre mesi successivi alla nascita del bambino. In questo caso alla madre èriconosciuta la possibilità  di rimodulare tale periodo scegliendo di assentarsi un mese prima della data presunta del parto e durante i quattro mesi successivi alla nascita, sempre che vi sia il nulla osta da parte del medico.

I cinque mesi oggetto del congedo di maternità  spettano alla lavoratrice anche in caso di adozione, mentre il periodo oggetto del congedo si riduce a tre mesi in caso di affidamento.

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Collegato Lavoro

Dopo aver esaminato le norme principali, facciamo ora una panoramica conclusiva sulle altre novità  pi๠interessanti introdotte dal Collegato Lavoro.

In materia di età  minima per l’accesso del mondo del lavoro, la legge Biagi aveva innalzato il limite a sedici anni, purchè il lavoratore fosse in regola con l’obbligo scolastico. La riforma stabilisce ora che èpossibile firmare un contratto di apprendistato anche a quindici anni, anche ottemperando in contemporanea all’ultimo anno di istruzione obbligatoria.

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Permesso per donazione sangue

Nel nostro Paese, purtroppo, cliniche e ospedali sono in cronica carenza di sangue per le trasfusioni, nonostante gli sforzi promozionali e operativi dei tanti volontari aderenti all’AVIS.

Anche il legislatore ha cercato di favorire il ricorso alle donazioni (rapide e sicure) stabilendo il diritto ad un permesso di ventiquattro ore a favore di tutti i lavoratori dipendenti. In altre parole, il donante ha diritto (previo avviso) a non presentarsi sul posto di lavoro per l’intera giornata in cui si svolge il prelievo, sia che sia destinato alla trasfusione, sia che serva per la produzione dei cosiddetti emo-derivati.

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Permesso assistenza disabili

In un Paese come il nostro in cui l’età  media continua a crescere, sono sempre di pi๠i dipendenti che devono riuscire a far combaciare i rigidi orari di lavoro con l’esigenza di assistere i parenti infermi.
A tutela di queste difficili situazioni, interviene una legge del 1992, che tuttora disciplina i diritti del lavoratore.

àˆ necessario che l’assistenza sia prestata ad un parente stretto (coniuge, genitore o altro ascendente, zio, fratello o sorella, figli e altri discendenti, nipoti, affini) e che costui o costei sia dichiarato afflitto da grave handicap fisico e/o psichico, attestato da un’apposita commissione medica.

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Diritti dei cassintegrati: congedi minori e festività 

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Oltre ai permessi “principali” come ferie e permessi di cui abbiamo trattato, i lavoratori hanno solitamente diritto anche ad una pluralità  di congedi cosiddetti “minori” regolati per legge e, pi๠spesso, per contratto collettivo. Vediamo, dunque, cosa succede in caso di ammissione alla CIG.

Alcuni permessi prevalgono sulla cassa integrazione: perciಠil lavoratore ha diritto a fruire del congedo con le regole ordinarie.

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Permessi e congedi del lavoratore

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La legge e i contratti collettivi prevedono un’autentica selva di ipotesi in cui il lavoratore puಠassentarsi dal luogo di lavoro, per qualche ora o per qualche giorno.

Si tratta dei numerosi permessi o congedi riconosciuti in occasione di situazioni cui si attribuisce una particolare giustificazione sociale o familiare.

Fra gli esempi pi๠importanti, ricordiamo i permessi riconosciuti al dipendente che: contrae le nozze (cosiddetto “congedo matrimoniale”); subisce un grave lutto familiare; deve assistere un congiunto anziano o ammalato; deve sottoporsi a cure mediche o interventi chirurgici; dona il sangue; partecipa come rappresentante sindacale ad incontri e riunioni inerenti la sua funzione; adempie ai suoi doveri civici, come recarsi a votare o partecipare ad un processo.

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Riposi e permessi del lavoratore

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Ogni lavoratore subordinato ha diritto, per legge, ad un periodo di riposo giornaliero. Il “periodo di riposo” èdefinito dalla norma in maniera estensiva: esso infatti ricomprende ogni singolo momento passato al di fuori dell’orario di lavoro.

In particolare, il dipendente ha diritto ad almeno undici ore consecutive di riposo ogni ventiquattro. In questo senso, sarebbe illecito un orario di lavoro che prevedesse per il lunedଠil termine alle ore ventidue e per il martedଠla riapertura alle sei del mattino, anche se i vincoli sull’orario normale fossero rispettati.

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Lavoro normale e straordinario

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L’orario di lavoro si distingue in normale e straordinario. In particolare, l’orario normale èpari a quaranta ore settimanali; per alcune categorie, perà², i contratti collettivi stabiliscono un orario normale pi๠ridotto.

L’orario normale, perà², non èda intendere in maniera rigida: i contratti collettivi possono infatti stabilire un periodo di riferimento (un mese o un bimestre, solitamente), e l’orario normale èdunque da intendersi come la media da non superare nel periodo considerato.

Ciಠvuol dire che èlegittimo fissare, poniamo, una settimana lavorativa di quarantacinque ore, se poi quella successiva non supera le trentacinque.

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Norme sul tempo di lavoro

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Fin dai primordi della legislazione giuslavoristica, alla fine dell’Ottocento, uno dei primi obiettivi era quello di stabilire dei limiti all’orario di lavoro, in tempi in cui esso poteva magari durare anche sedici ore e le ferie erano inesistenti.

Con il passare degli anni, la normativa sui tempi in cui esercitare l’attività  lavorativa si èmodificata pi๠volte, e l’attuale formulazione ècontenuta nel decreto legislativo 66/2003, che ha recepito in materia alcune indicazioni provenienti dall’Unione Europea.

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