La Corte, in particolare, ha ricordato che nonostante l’esistenza della legge n. 56 del 1987 che demanda alla contrattazione collettiva la possibilità di individuare nuove ipotesi di apposizione di un termine alla durata del rapporto di lavoro oltre a quelle già previste dalla legge, il datore di lavoro deve sempre poter giustificare con prove concrete le motivazioni che hanno portato all’apposizione di un termine di durata, anche quando l’ipotesi contemplata èprevista dal contratto collettivo di riferimento.
Corte di Cassazione
Retroattività parametri e studi di settore
Ne deriva, quindi, che l’applicazione dello strumento pi๠recente garantisce maggiore affidabilità del risultato a cui si ègiunti.
Licenziamento e investigatore privato
La Suprema Corte ha dunque confermato le due precedenti sentenze rispettivamente pronunciate dalla Corte territoriale di Roma e dalla Corte d’Appello e che, allo stesso modo, hanno definito illegittime le pretese del lavoratore e giustificata la decisione del datore di lavoro di procedere al licenziamento.
Cassa integrazione illegittima per mancata comunicazione criteri di scelta
La Suprema Corte, in particolare, nella suddetta sentenza ha sottolineato che l’articolo 1, comma 7, della L. n. 223 del 1991 prevede l’obbligo del datore di lavoro di comunicare alle organizzazioni sindacali i criteri di scelta dei lavoratori da sospendere, anche dopo l’entrata in vigore del D.P.R. n. 218 del 2000.
Prescrizione indennità ferie non godute
A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con sentenza n. 10341 dell’11 maggio 2011, con la quale ha riconosciuto natura risarcitoria all’indennità spettate al lavoratore in caso di ferie o permessi non goduti alla luce del fatto che si tratta di un inadempimento contrattuale del datore di lavoro e che èquindi tenuto al risarcimento del danno.
Ritenuta d’acconto non versata dall’azienda
Nel caso in esame, in particolare, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate e ha rigettato la sentenza pronunciata dalla Commissione Tributaria che, in considerazione della buona fede del soggetto, aveva accolto il ricorso di una contribuente esonerando la stessa da ogni obbligo fiscale per la fattispecie in esame, evidenziando l’obbligo primario del datore di lavoro.
Licenziamento per violazione divieto di concorrenza
Nel caso in cui il datore di lavoro non fornisce prova della trattazione di affari per conto proprio o di terzi, oppure manca la prova del carattere concorrenziale di tale attività o ancora, pur in presenza della dimostrazione dello svolgimento da parte del lavoratore di un’attività concorrenziale questa risulta essere stata svolta in una realtà territoriale distante, il licenziamento risulta illegittimo.
Canone di depurazione non dovuto
Con la sentenza in esame, in particolare, la Suprema Corte ha accolto il ricorso presentato da una fondazione, che chiedeva l’accertamento dell’illegittimità della richiesta avanzata dal comune dal momento che questo era sprovvisto di un impianto di depurazione.
Responsabilità per bancarotta estesa dalla Cassazione
Con la prima sentenza (sentenza n. 15065 del 13 aprile 2011), in particolare, la Suprema Corte ha esteso la responsabilità in caso di reato per bancarotta anche ai semplici amministratori di fatto, ossia a coloro che esercitano il loro potere in maniera occulta essendosi serviti di un prestanome.
Licenziamento per lavoro durante congedo parentale
A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 7021 del 25 marzo 2011, con la quale èstato rigettato il ricorso presentato da una società che aveva licenziato un suo dipendente perchèquesti aveva svolto attività lavorativa per quattro giorni alle dipendenze di un’altra società durante il periodo di congedo familiare.
Risarcimento danni per stress da lavoro straordinario
A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 5437 dell’8 marzo 2011, con la quale ha accolto in parte il ricorso presentato dalla società datrice di lavoro avverso la sentenza della Corte d’Appello.
Risarcimento demansionamento o dequalificazione
La Corte di Cassazione, tuttavia, con la sentenza n. 5237 del 4 marzo 2011 ha stabilito che in caso di demansionamento o dequalificazione professionale, il riconoscimento del diritto del lavoratore al risarcimento del danno professionale, biologico o esistenziale non ricorre automaticamente.
Falsificazione foglio presenze
A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 5019 del 1° marzo 2011, nella quale viene stabilito che il dipendente che lascia il posto di lavoro prima della fine del turno alterando il foglio presenze èpunibile solo con una sanzione disciplinare.
Permessi studio lavoratori a tempo determinato
Con questa sentenza, in particolare, la Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato dal Ministero della Giustizia avverso una sentenza che riconosceva la fruibilità di permessi studio a favore di un dipendente assunto con contratto di lavoro a tempo determinato.
Giustificazione beni propri comprati da altri
A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 3096 dell’8 febbraio, con la quale èstato giudicato il caso di un contribuente che aveva impugnato alcuni avvisi di accertamento derivanti dal fatto che aveva acquistato una barca e un terreno nonostante in base al reddito dichiarato non disponesse dei soldi necessari per effettuare tali acquisti.