Il fac-simle sotto riportato èla scrittura privata necessaria per poter riconoscere la forma di impresa familiare. Questo tipo di impresa à¨Â caratterizzato dal fatto che all’interno di essa collaborino in maniera prevalente e continuativa, oltre ai coniugi, anche i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado dell’imprenditore.
impresa familiare
Obbligo contributi solo per collaboratori costanti in impresa familiare
Un pronunciamento della Corte di Cassazione ha ribaltato una sentenza di appello inerente un caso di versamento di contributi per i collaboratori di un’impresa, considerata familiare, che vedeva contrapposti il responsabile dell’azienda e l’istituto nazionale per la previdenza sociale. L’INPS aveva infatti notificato al datore di lavoro una cartella esattoriale con la quale veniva richiesto il pagamento dei contribuiti per il lavoro prestato dai collaboratori della sua impresa.
Regime fiscale dell’impresa familiare
Se non sono rispettati tali requisiti, l’intero reddito d’impresa proveniente dall’azienda di famiglia èimputato al titolare, e dunque sarà tassato al 100% in capo a costui.
Innanzitutto, occorre che essa sia stata costituita con atto pubblico o scrittura privata autenticata fin dall’inizio. Se questa forma solenne viene adottata successivamente, essa produce efficacia fiscale solo a partire dall’esercizio seguente.
In secondo luogo, occorre che il singolo familiare non abbia fuori dall’azienda un’attività d’impresa o di lavoro autonomo, e nemmeno che sia dipendente di terzi.
Gli utili sono da ripartirsi fiscalmente secondo la quantità e qualità del lavoro prestato. In tutti i casi, almeno il 51% del reddito èda attribuirsi al titolare.
Secondo le stesse proporzioni, vanno ripartiti i crediti d’imposta o altre agevolazioni fiscali, cosଠcome le ritenute d’acconto subite. Al contrario, le eventuali perdite di impresa sono in ogni caso attribuite esclusivamente al capofamiglia.
Impresa a conduzione familiare: seconda parte
Tutte le decisioni principali, quelle cioèriguardanti l’impiego degli utili, gli indirizzi produttivi, la stessa cessazione dell’impresa, devono essere prese da tutti i familiari impegnati nell’attività . Le decisioni sono prese a maggioranza, secondo il principio cosiddetto “capitarioâ€: ogni familiare ha cioèdiritto ad un voto, senza alcuna eccezione.
I familiari, inoltre, hanno diritto ad una quota degli utili e degli incrementi di valore che l’azienda acquista anno dopo anno, in proporzione alla quantità e alla qualità del lavoro prestato. àˆ facile comprendere che queste proporzioni siano tutt’altro che facili da determinare.
Ancora: se l’imprenditore intende cedere a terzi l’azienda (e i familiari, come già detto, hanno approvato la cessione a maggioranza), gli stessi hanno diritto di prelazione sull’acquisto.
àˆ da notare che non ha rilevanza alcuna il titolo per cui i familiari prestano il loro lavoro: che siano inquadrati come dipendenti, come collaboratori a progetto o in altra forma, questo non cambia nulla sui diritti che gli sono riconosciuti.