Congedo assistenza coniuge non spetta per età  avanzata

Il Ministero del Lavoro ha fornito alcuni chiarimenti in merito al congedo per assistenza del coniuge affetto da patologie invalidanti disciplinato dall’art. 42, comma 5, del D.Lgs. n. 151/2001.

Tali chiarimenti, in particolare, sono stati forniti in risposta all’interpello avanzato dall’ANCI, che chiedeva se l’età  avanzata del coniuge convivente, superiore agli 80 anni, potesse essere considerata una fattispecie presuntiva di uno stato invalidante, oppure se anche in quest’ultima circostanza fosse comunque necessaria una certificazione medica attestante l’eventuale stato patologico.

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Durata del periodo di comporto per malattia

In caso di malattia prolungata o di assenza per un infortunio non riconducibile al lavoro, il lavoratore puಠastenersi dallo svolgimento della prestazione lavorativa solo per un determinato periodo di tempo, superato il quale il datore di lavoro puಠprocedere al licenziamento per giustificato motivo.

Il periodo durante il quale il lavoratore ha diritto alla conservazione del posto di lavoro prende il nome di periodo di comporto e ha una durata che varia a seconda del contratto collettivo nazionale di riferimento.

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Trasformazione co.co.pro. in contratto a tempo indeterminato

La Legge 92/2012, valida per i contratti di collaborazione a progetto stipulati a partire dal 18 luglio 2012, prevede la trasformazione in un contratto di lavoro a tempo indeterminato di tutte quelle collaborazioni in cui manca l’individuazione di uno specifico progetto, in considerazione del fatto che quest’ultimo costituisce parte integrante della fattispecie contrattuale.

A fronte di cià², dunque, il personale ispettivo potrà  procedere alla riqualificazione del rapporto di collaborazione in un rapporto di natura subordinata a tempo indeterminato, informando al contempo i competenti istituti di previdenza, qualora non ravvisi nel contratto uno specifico progetto, oppure nel caso in cui questo sia presente ma non abbia le caratteristiche indicate dalla normativa di riferimento.

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Contratto a progetto inapplicabile ad alcuni lavori

Il Ministero del Lavoro attraverso con la circolare n. 29 dell’11 dicembre 2012 ha fornito alcuni chiarimenti in merito all’ammissibilità  del contratto di collaborazione a progetto.

In tema di co.co.pro, ricordiamo, la normativa attualmente in vigore prevede che tale tipologia contrattuale debba riferirsi unicamente ad un progetto specifico collegato ad un risultato finale che si intende perseguire. Il progetto deve inoltre essere descritto nel contratto e deve essere obiettivamente verificabile.

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Reperibilità  del lavoratore dipendente

La reperibilità  èun istituto in virt๠del quale il lavoratore dipendente risulta a disposizione del suo datore di lavoro oltre il normale orario di lavoro allo scopo di garantire la continuità  dei servizi, della produzione o la sicurezza degli impianti.

In altre parole, durante il periodo di reperibilità  il lavoratore deve poter essere immediatamente rintracciato dal suo datore di lavoro e deve poter giungere sul posto di lavoro entro breve per compiere la sua prestazione lavorativa in virt๠di esigenze improvvise e non prevedibili.

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Assegnazione mansioni superiori

In base a quanto previsto dall’articolo 2103 del Codice Civile, il lavoratore che viene adibito a mansioni superiori ha diritto al trattamento economico corrispondente all’attività  svolta.

L’assegnazione, inoltre, diviene definitiva una volta trascorso un determinato periodo di tempo stabilito dal contratto collettivo nazionale di riferimento e che in ogni caso non puಠessere superiore a tre mesi, questo sempre che l’assegnazione di mansioni superiori non abbia avuto luogo a fronte della necessità  di sostituzione di un lavoratore assente con diritto alla conservazione del posto di lavoro.

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Demansionamento e onere della prova

La normativa attualmente in vigore prevede il divieto di demansionamento del lavoratore dipendente, in altre parole il datore di lavoro non puಠassegnare ad un suo dipendente mansioni di livello inferiore rispetto a quelle per le quali èstato assunto, fermo restando alcune specifiche eccezioni (si veda “deroghe al divieto di demansionamento“).

Qualora l’imprenditore agisca in violazione di tale divieto, il lavoratore dipendente non solo ha il diritto di rifiutarsi di svolgere le mansioni di livello inferiore senza il rischio di incorrere in sanzioni disciplinari, ma puಠanche agire in giudizio nei confronti del datore di lavoro per ottenere un risarcimento danni.

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Detrazione spese casa-ufficio

Sono diverse le professioni che consentono di svolgere il proprio lavoro direttamente da casa, utilizzando quindi la propria abitazione sia come dimora che come ufficio. Si pensi ad esempio ad un fotografo, ad un medico o ad un commercialista.

In tal caso èpossibile ottenere degli sconti sotto forma di deduzioni o detrazioni delle spese sostenute, purchè colui che svolge l’attività  professionale direttamente da casa sia titolare di partita Iva.

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Livelli contratto del commercio

Il contratto del commercio prevede sette diversi livelli di inquadramento dei lavoratori in base alle competenze e alle qualifiche degli stessi.

A ciascun livello corrisposte una diversa retribuzione, crescente a mano a mano che si sale di livello. In particolare, il primo livello fa riferimento alla direzione esecutiva, mentre l’ultimo riguarda i dipendenti che sono addetti alle mansioni di pulizia o a mansioni equivalenti.

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Deroghe al divieto di demansionamento

La normativa attualmente in vigore prevede il divieto di demansionamento, in altre parole il datore di lavoro non puಠadibire il lavoratore dipendente a mansioni di livello inferiore rispetto a quelle per le quali èstato assunto, neanche nel caso in cui tale demansionamento venga effettuato in attuazione di accordi collettivi.

Da tale divieto deriva il legittimo rifiuto del lavoratore allo svolgimento di mansioni inferiori senza che ciಠcomporti il rischio di incorrere in sanzioni disciplinari, nonchè il suo diritto alla restituzione delle mansioni originarie o equivalenti, oppure in alternativa al risarcimento del danno causato alla sua professionalità .

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Rettifiche comunicazioni telematiche obbligatorie

Attraverso la nota con protocollo n. 16176 pubblicata nei giorni scorsi, il Ministero del Lavoro ha fornito delle precisazioni in merito alle novità  sulle comunicazioni telematiche obbligatorie per le assunzioni che entreranno in vigore a partire dal prossimo gennaio e che derivano dalle modifiche alla normativa vigente apportate dal decreto direttoriale n. 235/2012 a fronte dalle novità  introdotte dalla legge n. 35/2012 (conversione del decreto legge semplificazioni) e dalla legge n. 92/2012 (riforma del lavoro).

Lo stesso Ministero del Lavoro, inoltre, con la nota n. 7191/2012 ha anche illustrato le novità  riguardanti le rettifiche di dati inviati mediante comunicazioni telematiche obbligatorie.

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Proposta Ue a favore delle quote rosa

Secondo le ultime rilevazioni, nei Consigli di amministrazione delle grandi imprese europee quotate in Borsa le donne rappresentano il 14% dei membri, un dato in miglioramento rispetto al 12% del 2010 ma ancora molto lontano da quello che sancirebbe la parità  dei sessi nei Cda delle maggiori aziende del Vecchio Continente.

Per migliorare l’equilibrio tra i sessi, la Commissione europea ha formulato alcune proposte concrete. Tra queste figura la proposta che prevede l’obbligo di una quota minima del 40% per il sesso sottorappresentato tra i membri non esecutivi dei Cda.

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Chi puಠfare l’amministratore dopo la riforma del condominio

A seguito dell’approvazione della riforma del condominio da parte del Parlamento, Confedilizia ha fornito un quadro preciso di chi puಠsvolgere l’attività  di amministratore di condominio, onde evitare possibili equivoci.

In tema di requisiti per svolgere tale professione, occorre distinguere a seconda che si tratti di un soggetto fisico esterno al condominio stesso, di un condomino o di una società .

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Pause rinnovi contratti a termine possono essere ridotte dai CCNL

La circolare ministeriale 27/2012 contiene alcuni chiarimenti in merito alla possibile riduzione della durata delle pause obbligatorie tra pi๠contratti a termine siglati tra le stesse parti in deroga a quanto previsto dalla riforma del lavoro targata Fornero.

La nuova normativa, ricordiamo, prevede che in caso di rinnovo di un contratto a tempo determinato debba intercorrere una pausa non inferiore a 90 giorni (dai precedenti 20 giorni), oppure di 60 giorni (dai precedenti 10) in caso di contratti fino a sei mesi.

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Durata preavviso contratto del commercio

La durata del periodo di preavviso in caso di dimissioni o licenziamento varia a secondo del contratto collettivo nazionale di riferimento. Per quanto riguarda il contratto del commercio, in particolare, alcune novità  in tema di durata del preavviso sono state apportate a seguito delle modifiche in vigore dal 1° gennaio 2011 e valide fino al 31 dicembre 2013.

All’interno dello stesso contratto occorre inoltre distinguere a seconda del livello di appartenenza e degli anni di servizio presso l’azienda stessa.

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