A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 12232 del 20 maggio 2013, con la quale èstato giudicato il caso di un licenziamento disciplinare intimato ad un lavoratore colpevole di aver minacciato un suo collega in occasione di una lite verbale.
licenziamento
Omessa comunicazione malattia e licenziamento
Ad affermarlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 10552 dello scorso 7 maggio 2013, con la quale èstato giudicato il caso di un lavoratore dipendente che non aveva provveduto a far pervenire al suo datore di lavoro il certificato dell’ospedale presso il quale era stato ricoverato e che conteneva una prognosi di venti giorni, provvedendo invece a consegnare un successivo certificato del medico curante che considerava sufficiente per la guarigione una periodo di assenza minore di quella originariamente prescritto dall’ospedale.
Licenziamento e danno non patrimoniale
Tale predeterminazione legale del risarcimento a favore del lavoratore licenziato senza valido motivo non esclude perಠla possibilità per quest’ultimo di chiedere il risarcimento del danno ulteriore derivante dal ritardo nella reintegra.
Termine versamento contributo ASpI in caso di licenziamento
Tale contributo deve essere versato solo nel caso in cui l’interruzione del rapporto di lavoro sia stata causata da un licenziamento, mentre al contrario non èdovuto alcun contributo in caso di dimissioni o di risoluzione consensuale del contratto.
Licenziamento e pausa caffà¨
A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 7829 del 28 marzo 2013, con la quale èstato giudicato il caso di un dipendente del Credito Emiliano addetto allo sportello che, nonostante una fila di circa 15 persone, si era allontanato per una pausa caffà¨.
Periodo di comporto e licenziamento illegittimo
La durata del periodo di comporto èstabilita dal contratto collettivo nazionale di riferimento, ad esempio per i dipendenti pubblici èdi 36 mesi, di cui 18 mesi retribuiti e altri 18 mesi non retribuiti.
Contributo ASpI interruzione contratto a tempo indeterminato
Al riguardo, in particolare, il comma 33 dell’art 2 della legge di riforma del mercato del lavoro (legge 92/2012) prevede che a partire dal 1° gennaio 2013 nei casi di interruzione di un contratto a tempo indeterminato per le causali che, a prescindere dalla sussistenza del requisito contributivo, darebbero diritto all’ASpI, il datore di lavoro deve versare una somma pari al 41% del massimale mensile di ASpI per ogni dodici mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni.
Licenziamento legittimo in caso di assenze ripetute
In particolare, nel caso specifico la lavoratrice, addetta alle pulizie, era stata assunta per svolgere le sue mansioni presso gli uffici della Regione Veneto a Venezia, tuttavia a causa della ristrutturazione in corso presso l’edificio che ospitava tali uffici era stata chiamata a svolgere la sua prestazione lavorativa presso la nuova sede di Mestre, secondo gli stessi orari di lavoro.
Licenziamento per mancanza di mansioni equivalenti
A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 5963 dell’11 marzo 2013, che ha quindi interpretato in maniera restrittiva la norma che prevede l’obbligo a carico dell’azienda di provare a ricollocare il dipendente qualora le sue mansioni dovessero essere soprresse.
Licenziamento illegittimo per denuncia illeciti in azienda
A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso presentato da un lavoratore dipendente, che insieme ad altri suoi cinque colleghi aveva denunciato alcuni illeciti commessi dalla società presso la quale prestava servizio in relazione ad un appalto per la manutenzione di alcuni semafori, allegando all’esposto alcuni documenti aziendali e senza prima informare la società stessa, la quale a sua volta aveva licenziato il dipendente per diffamazione.
Licenziamento legittimo se si rivela che la società sta per chiudere
A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 4859 del 27 febbraio 2013, secondo cui una simile condotta va a compromettere irrimediabilmente il rapporto di fiducia che deve necessariamente intercorrere tra lavoratore e datore di lavoro.
Furto ad un collega ècausa di licenziamento legittimo
A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 1814 del 2013, con la quale èstato giudicato il caso di un lavoratore che aveva approfittato della momentanea assenza di un suo collega, chiamato da uno dei dirigenti, per rubargli lo zaino. Successivamente, inoltre, si era rifiutato di aprire la sua macchina dicendo di aver perso le chiavi e affermando di non sapere come lo zaino fosse finito all’interno del suo veicolo.
Mobilità esclusa in caso di licenziamento individuale nel 2013
A comunicarlo èstato l’Inps, che mediante apposita circolare sull’argomento ha spiegato che a partire dal 2013 i lavoratori licenziati per giustificato motivo oggettivo, ossia per ragioni inerenti all’attività produttiva e all’organizzazione del lavoro, non possono pi๠iscriversi alle liste di mobilità . Di conseguenza, questi stessi lavoratori non possono usufruire degli incentivi per la riassunzione che l’iscrizione in queste liste comporta.
Criteri di gestione dell’impresa insindacabili dal giudice
A quest’ultimo spetta invece il compito di compiere un controllo sulla reale sussistenza del motivo addotto dall’imprenditore, attraverso un’idonea valutazione delle prove.
Attività durante la malattia non giustifica il licenziamento
A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21938 del 6 dicembre 2012, con la quale èstato giudicato il caso di un lavoratore licenziato perchè durante il periodo di malattia aveva svolto delle attività edili per il suo fondo e sui terreni circostanti.