Se poi si considera che tutti questi Paesi hanno un tessuto interno formato da centinaia di milioni di persone, èfacile comprendere quanto gli esportatori tendano a guardare con interesse ed attenzione a questi mercati.
made in Italy
Le Marche alla conquista della Cina
E proprio la popolosa città di Nanchino ha avviato negli anni passati rilevanti rapporti commerciali con la Regione Marche, che ora vede nell’Expo l’occasione d’oro per dare uno sviluppo decisivo ai fruttuosi contratti in essere.
Proprio le Marche, d’altronde, hanno ricevuto il prestigioso incarico di guidare e coordinare le venti delegazioni regionali che l’Italia spedirà in terra d’Oriente.
Iniziative per sostenere la moda italiana negli USA
Fra gli ambiti interessati, c’ naturalmente quello del cosiddetto “fashionâ€, che altro non èche la moda nei settori dell’abbigliamento, delle calzature, dei profumi, dei gioielli. In queste settimane il Ministero dello Sviluppo Economico, d’intesa con l’ICE (Istituto nazionale per il Commercio Estero), ha scelto di puntare decisamente su uno dei mercati di sbocco pi๠importanti per i nostri prodotti alla moda, ossia gli Stati Uniti.
Le esportazioni in Cina non conoscono crisi
Esiste perಠuna differenza abissale fra i Paesi in cui già l’economia ristagnava, come l’Italia, e quelli in cui era in corso un autentico boom economico, che attualmente èsoltanto un po’ rallentato. E la Cina, come tutti sanno, èl’archetipo di questa seconda categoria.
Agosto da favola per gli outlet
Al momento sono trenta gli outlet aperti in tutta l’Italia, per lo pi๠appartenenti alle due grandi catene del settore: i gruppi McArthur Glen e Fashion district.
Il made in Italy tiene duro sui mercati internazionali
Lo rivela un’indagine diffusa nei giorni scorsi dall’associazione delle Camere di commercio italiane all’estero, con la collaborazione di Unioncamere.
Shanghai 2010, occasione da non perdere
Nella megalopoli cinese, infatti, si terrà una catena di appuntamenti imperdibili per industriali e commercianti per ben sei mesi, dal primo maggio al 31 ottobre.
L’esposizione prevedrà mediamente cento eventi di ogni genere al giorno, in trentadue aree distinte disseminate nel quartiere commerciale di Pudong.
Le fiere guardano all’estero
Si tratta delle scelte di internazionalizzazione cui il nostro sistema fieristico sta guardando con un certo ritardo rispetto ai Paesi a noi pi๠direttamente concorrenti, come la Francia o la Spagna.
In effetti, in questi Stati si tengono pochi eventi fieristici in alcune date fondamentali dell’anno, e per di pi๠concentrate sui settori d’eccellenza delle rispettive produzioni nazionali.
L’Italia, invece, conta su una miriade di eventi di ogni dimensione e in ogni ramo del sistema produttivo, spesso sovrapposti fra loro come date. Questo fa sଠche ogni singola fiera italiana sia mediamente molto meno attraente di un’analoga manifestazione francese o spagnola, con conseguente ridotto afflusso di potenziali partner dall’estero.
I negozi italiani spopolano all’estero
Si calcola che circa il 16,6% dei movimenti complessivi di retailing avvenuti nel 2008 siano dovuti ad aziende italiane, un risultato per il quale il Belpaese supera il suo competitor pi๠temibile, gli Stati Uniti, che seguono con il 14,2%. A fare la parte del leone, naturalmente, sono i marchi legati all’abbigliamento e alla profumeria.
Le speranze del mondo fieristico
Cosà¬, l’arrivo della crisi globale non ha danneggiato pi๠di tanto la stagione fieristica italiana del 2008, che registra anzi dati interessanti: cinquantacinque eventi rilevanti e circa il 6% di visitatori in pi๠rispetto all’anno precedente.
Ma anche per gli anni a venire, in cui invece gli effetti della crisi dovrebbero farsi sentire, c’ una panacea su cui si punta con grande attenzione e speranza: si tratta dell’Expo 2015 di Milano, che costituirà un appuntamento di importanza storica per il rilancio internazionale del made in Italy (si prevedono circa venti milioni di visitatori in sei mesi di manifestazione).
La propaganda degli agricoltori trova un beneficio
Tale agevolazione, tuttavia, non èmai divenuta operativa per la mancanza di un decreto attuativo che ne definisse i meccanismi nel dettaglio.
La recentissima legge 205 del 30 dicembre 2008, che ha convertito un precedente decreto, ha in buona parte riscritto la vecchia norma e stabilito nuove regole per soddisfarne la stessa finalità .
Mercato del falso
Della torta, una fetta di 3,3 miliardi riguarda oggetti d’ abbigliamento, accessori e prodotti multimediali e informatici, con acquisti che hanno toccato quota 108 milioni.
L’Italia èil primo produttore di ‘taroccati’ in Europa e il terzo nel mondo. Non si salva internet dove almeno il 30% della merce venduta via Web ècontraffatta.
Il taroccato èsocialmente trasversale: il 16% degli italiani ha comprato nel corso dell’ultimo anno almeno un articolo contraffatto, sono soprattutto donne, hanno tra i 18 e i 34 anni, nel 62% dei casi non si sente minimamente in colpa.
BravoSolution
Dalla sua nascita a oggi ha lavorato con oltre 250 aziende internazionali importanti per un giro di affari di circa 13 miliardi di euro.
Questo definisce un punto importante per la società che sta cambiando sfruttando la tecnologia informatica.
Medicinali fasulli Cina
E’ il resoconto dell’attività della Polizia cinese reso noto oggi dal Ministero della Pubblica Sicurezza. Il Ministero cinese riporta i quattro maggiori casi di sequestro di medicinali contraffatti dal 2005: lo scorso maggio, insieme con le forze di intelligence americane, vennero arrestate 19 persone a Shanghai, nella provincia del Jiangsu e nel Guangdong, con l’accusa di avere prodotto falso Tamiflu, il farmaco che doveva curare l’influenza aviaria, e di averlo venduto via Internet.
Produzione made in Italy rischio
Dopo l’incessante conquista del mercato cinese che alla fine del 2007 diventerà la seconda potenza economica mondiale sorpassando cosଠla Germania e mettendosi a un passo della prima potenza economica mondiale capitanata dagli Stati Uniti, si ricomincia a parlare di Made in Italy.
I cinesi sono dei copioni, detengono il primato di produzione e commercializzazione di prodotti contraffatti a basso costo mettendo cosଠin ginocchio tutta l’economia mondiale basata su un sistema burocratico non indifferente.