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Reato dichiarazione fraudolenta busta paga falsa

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Nuova sentenza della Corte di Cassazione che questa volta si èoccupata di buste paga e di dichiarazioni fraudolente. I giudici della Terza Sezione penale della Corte di Cassazione hanno infatti emesso la sentenza numero 36900 lo scorso 9 settembre che nel dettaglio si èoccupata delle false buste paga, ritenendo che una dichiarazione falsa integra il reato di dichiarazione fraudolenta attraverso altri artifici.

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Inidoneità  al lavoro e licenziamento per giusta causa

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Nel caso in cui il lavoratore si riveli non idoneo a ricoprire il ruolo che gli èstato assegnato, il datore di lavoro èlegittimato a procedere con un licenziamento per giusta causa.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 12561 del 22 maggio 2013, con la quale èstatp rigettato il ricorso presentato da un dirigente psicologo, licenziato per giusta causa dal suo datore di lavoro in quanto non in grado di eseguire correttamente le proprie mansioni e di relazionarsi con gli altri colleghi, tanto da arrivare ad ostacolare il lavoro altrui.

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Tassazione canone di locazione non pagato

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La Corte di Cassazione con la sentenza n. 11158 del 10 maggio 2013 ènuovamente intervenuta sul tema della tassazione degli immobili locati, affermando che il reddito imponibile degli immobili affittati èquello risultante dal contratto, essendo irrilevante la concreta percezione del canone da parte dell’inquilino.

Ciಠa fronte di quanto stabilito dall’articolo 26 del Tuir, secondo il quale i redditi derivanti da contratti di locazione di immobili ad uso abitativo, se non percepiti, non concorrono a formare il reddito dal momento della conclusione del procedimento giurisdizionale di convalida di sfratto per morosità  del conduttore.

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Minacce tra colleghi e licenziamento

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La punibilità  di un lavoratore dipendente in sede penale a fronte della commissione da parte di quest’ultimo di un reato non puಠessere posta a sostegno di un licenziamento disciplinare, in quanto occorre effettuare una valutazione autonoma e indipendente sulla idoneità  del fatto a integrare gli estremi di un licenziamento per giusta causa o di un licenziamento per giustificato motivo.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 12232 del 20 maggio 2013, con la quale èstato giudicato il caso di un licenziamento disciplinare intimato ad un lavoratore colpevole di aver minacciato un suo collega in occasione di una lite verbale.

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Variazione del domicilio fiscale e prevalenza sulla residenza

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La Corte di Cassazione con la sentenza n. 11170 del 10 maggio 2013 ha affermato che il domicilio fiscale prevale sulla residenza anagrafica anche nel caso in cui la sua variazione sia stata indicata ai fini del versamento di un’imposta diversa da quella oggetto dell’accertamento.

Nella sentenza in esame, in particolare, la Suprema Corte ha giudicato il caso di una contribuente che ha impugnato l’avviso di accertamento emesso ai fini Irpef per l’anno 1998 in quanto a suo dire nullo per difetto di competenza territoriale dell’ufficio dell’Agenzia delle Entrate di Vasto.

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Mansione del lavoratore non connessa al grado di istruzione

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La Corte di Cassazione con la sentenza n. 9240 del 17 aprile 2013 ha affermato che il conseguimento di una laurea da parte del lavoratore dipendente non obbliga il datore di lavoro ad assegnare mansioni di livello superiore.

Nella sentenza in esame, in particolare, la Suprema Corte ha giudicato il caso di un dipendente che ha agito nei confronti del suo datore di lavoro contestando il mancato riconoscimento di un’adeguata posizione lavorativa, che a suo dire non sarebbe adeguata rispetto alle qualifiche professionali da lui possedute.

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Previdenza complementare e formazione del TFR

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La Corte di Cassazione con la sentenza n. 8228 del 4 aprile 2013 èintervenuta sulle differenze tra trattamento di fine rapporto e previdenza complementare.

In particolare, nell’ambito della suddetta pronuncia, la Suprema Corte ha anzitutto ricordato che il TFR èuna somma di denaro consistente nell’insieme di una serie di accantonamenti periodici, quindi proporzionale rispetto al periodo di servizio prestato, dovuta dal datore di lavoro al suo dipendente in caso di scioglimento del rappporto di lavoro.

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Licenziamento e danno non patrimoniale

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In caso di licenziamento illegittimo il lavoratore ha diritto alla reintegrazione sul posto di lavoro e al pagamento della retribuzione che avrebbe percepito dal giorno del licenziamento fino a quello della sua reintegra.

Tale predeterminazione legale del risarcimento a favore del lavoratore licenziato senza valido motivo non esclude perಠla possibilità  per quest’ultimo di chiedere il risarcimento del danno ulteriore derivante dal ritardo nella reintegra.

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Revoca delle funzioni non configura caso di mobbing

La revoca delle funzioni nei confronti di un lavoratore dipendente non configura necessariamente un caso di mobbing, essendo necessario a tal fine che il lavoratore riesca a provare che tale revoca sia finalizzata alla sua emarginazione.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 7985 del 2 aprile 2013, con la quale èstato rigettato il ricorso presentato da un dipendente comunale e con il quale veniva chiesta la declaratoria dell’illegittimità  della revoca dall’incarico di responsabile di sezione, con conseguente reintegrazione nel posto precedentemente occupato e condanna della controparte al pagamento di una somma di denaro a titolo di risarcimento danni.

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Infortunio in itinere e utilizzo del mezzo privato

L’infortunio in itinere, ossia l’infortunio che si verifica nel percorso che il lavoratore compie dalla sua abitazione al luogo di lavoro, non sussiste sempre e i diritti che ne conseguono sono subordinati ad una valutazione che comprende anche la tipologia di mezzo utilizzata per compiere tale percorso.

Al riguardo, in particolare, la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6725 del 18 marzo 2013 ha respinto il ricorso presentato da un lavoratore che aveva chiesto una rendita da infortunio in quanto, mentre stava percorrendo il tragitto casa-lavoro a bordo del suo motoveicolo, era stato coinvolto in un incidente a causa di un autoveicolo che aveva cambiato direzione in modo brusco e senza alcuna segnalazione.

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Licenziamento per mancanza di mansioni equivalenti

In caso di soppressione di un posto di lavoro, l’azienda puಠprocedere al licenziamento del lavoratore dipendente che lo occupava qualora non esistano delle mansioni equivalenti e risulti pertanto impossibile ricollocarlo all’interno del contesto aziendale, non essendo il datore di lavoro obbligato a formare il dipendente in modo tale da renderlo idoneo allo svolgimento di altro tipo di mansioni.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 5963 dell’11 marzo 2013, che ha quindi interpretato in maniera restrittiva la norma che prevede l’obbligo a carico dell’azienda di provare a ricollocare il dipendente qualora le sue mansioni dovessero essere soprresse.

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Indennità  avviamento commerciale e prova del contatto con il pubblico

In caso di scioglimento del contratto di locazione commerciale per volontà  del locatore, il conduttore ha diritto all’indennità  per la perdita dell’avviamento commerciale, pari a 18 mensilità , oppure a 21 mensilità  in caso di attività  alberghiera.

Tale indennità  èdovuta solo nel caso in cui nel locale oggetto del contratto di locazione commerciale viene svolta un’attività  che comporta un contatto diretto con il pubblico.

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Licenziamento legittimo se si rivela che la società  sta per chiudere

Tra le ipotesi di licenziamento legittimo c’èanche quella che si configura nel caso in cui il dipendente diffonda notizie interne all’azienda che devono intendersi come riservate, come ad esempio la chiusura a breve della società , soprattutto se la notizia arriva alle orecchie dei clienti.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 4859 del 27 febbraio 2013, secondo cui una simile condotta va a compromettere irrimediabilmente il rapporto di fiducia che deve necessariamente intercorrere tra lavoratore e datore di lavoro.

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Farmacie aperte oltre il turno non sanzionabili

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 3080 nel 2013 ha affermato che l’Ordine dei Farmacisti non puಠsanzionare un professionista che ha scelto di tenere aperta la sua farmacia oltre il turno a lui spettante sulla base di un’intesa siglata con i colleghi.

La decisione della Suprema Corte ha quindi cancellato di fatto la sanzione disciplinare consistente nella sospensione dalla professione per 30 giorni disposta dall’Ordine dei Farmacisti contro una professionista che aveva violato l’accordo sottoscritto con i colleghi.

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