Attualmente, i redditi da locazione dei fabbricati vanno dichiarati all’interno dell’imponibile IRPEF. Secondo questi autori, se gli affitti fossero tassati a parte, con un’aliquota secca (la cosiddetta “cedolareâ€) e pi๠conveniente, molti proprietari di immobili affittati uscirebbero spontaneamente dal “neroâ€. Sull’ammontare di questa potenziale aliquota unica, l’odierno orientamento èdi fissarne il livello al 23%.
Va poi considerato che il gettito della tassazione, oggi destinato allo Stato, in ottica federalista dovrebbe presto passare ai Comuni, i quali avrebbero tutto l’interesse di snidare le situazioni di irregolarità : se cosଠfosse davvero, ci sarebbe un’ulteriore spinta all’emersione del nero.
Basandosi sui dati diffusi dall’Istat e dall’Agenzia del Territorio, “Il Sole 24 Ore†ha provato a calcolare gli effetti dell’introduzione dell’ipotetica cedolare al 23% a livello provinciale.
Nell’ipotesi in cui la sua introduzione non favorisse la regolarizzazione di nemmeno un proprietario, ci sarebbe ovunque una diminuzione del gettito, con effetti pi๠pesanti nelle province dove le situazioni irregolari sono pi๠modeste: in effetti, province come quelle di Perugia, di Pordenone o di Imperia (ai primi tre posti in termini di regolarità ) avrebbero soltanto da perdere da tale misura.
Se invece ipotizziamo che la nuova e ipotetica normativa faccia emergere una parte dell’attuale “neroâ€, i vantaggi sarebbero molto pi๠sensibili per quelle aree dove gli affitti nascosti al Fisco sono pi๠diffusi, a partire dalla provincia di Caltanissetta, dove si stima che il gettito non dichiarato sia superiore di quasi ventidue volte di quello dichiarato.
A Caltanissetta, in effetti, basterebbe che l’l,3% del “nero†emerga per pareggiare gli effetti negativi sul gettito dell’arrivo della cedolare, laddove a Perugia occorrerebbe un fantascientifico 8466%.
Fonte: Il Sole 24 Ore