Offrire sostegno, aiuto e supporto alle realtà pi๠colpite dalla crisi con l’erogazione di risorse monetarie dovrebbe essere compito anche e soprattutto degli imprenditori. Sono già diverse le imprese a fare filantropia nel nostro Paese, tra cui, ad esempio, Vodafone, Unicredit ed Eni, con donazioni che, pare, superino i 200 milioni all’anno. Una mano arriva anche dalle Fondazioni bancarie, che, nel 2016, hanno erogato oltre 1 miliardo di Euro.
Lo scorso anno èstata di ben 153,4 milioni di Euro la somma elargita da 52 imprese considerate in uno studio condotto da Dynamo Academy con Sda Bocconi, con la collaborazione del Committee Encouraging Corporate Philanthropy (CECP) comitato di numeri uno di grandi aziende in vari settori. Di questo tesoretto hanno beneficiato oltre duemila organizzazioni non profit nell’ambito di cultura, sport e tempo libero, servizi sociali ed interventi realizzati a seguito di calamità naturali.
Oltre il 75% delle aziende italiane, inoltre, ha in programma di incrementare o mantenere stabili le donazioni a vantaggio del Terzo settore.
In un momento come questo, in cui si iniziano ad scorgere timidi accenni di ripresa da quella che èstata la pi๠devastante crisi economica dai tempi della Depressione degli anni Trenta, ogni segnale di movimento èbenvenuto. Accelerare il passo sulla strada della filantropia aziendale sarebbe indubbiamente un ottimo segnale. C’, infatti, ampio spazio per sforzi aggiuntivi.
Corporate giving: la situazione oltre i confini nazionali
Le statistiche internazionali rivelano che, all’estero, il mondo imprenditoriale si impegna da tempo a fare molto di pià¹. Quella delle donazioni filantropiche aziendali, o corporate giving, èuna pratica ampiamente diffusa e consolidata in molte nazioni.
In Paesi come l’Australia, il Canada e la Nuova Zelanda, ad esempio, le aziende sono solite destinare, su base volontaria, almeno l’1% dei propri profitti al sostegno dei bisogni sociali del territorio. Nel nostro Paese, invece, la quota delle donazioni sul fatturato si attesta al momento sullo 0,12%.
Nel mondo anglosassone il corporate giving non si esprime solo con sussidi e donazioni monetarie, ma anche con consulenze pro bono da parte di top manager ed amministratori delegati. L’esperienza e le competenze delle nostre imprese potrebbero, infatti, rivelarsi estremamente utili e preziose per stimolare, consigliare e dare spunti ad enti pubblici ed associazioni del territorio.
Per essere efficaci, perà², tali aiuti da parte delle imprese non devono essere iniziative isolate, sporadiche ed estemporanee. Occorre mettere a punto una vera e propria strategia che aiuti efficacemente i destinatari a recuperare autonomia e capacità di reddito e lavoro. Occorrono, anche nel nostro Paese, strumenti innovativi che si rivelino efficaci nel guidare individui, fondazioni ed imprese nelle logiche di intervento a favore della comunità .
Oltreoceano, una delle esperienze pi๠note e rilevanti su questo fronte èrappresentata proprio dall’istituzione del Committee Encouraging Corporate Philanthropy, fondato nel 1998 da Paul Newman ed altri grandi imprenditori e business leader. Unico imprenditore italiano a far parte di questo celebre forum internazionale èVincenzo Manes, finanziere, cavaliere del lavoro e filantropo, fondatore della sopracitata Dynamo Camp. Oggi le grandi imprese partecipanti sono oltre 200, di cui circa la metà figura nella classifica Top 500 di Fortune. Sul sito CECP èdescritto il sistema che rende l’impegno sociale delle imprese uno strumento in grado di fare la differenza.