In pratica, le industrie della gomma potranno raccogliere e riutilizzare i vecchi pneumatici: il materiale, infatti, ènormalmente recuperabile al 100% e non vi èbisogno di ricorrere alle discariche.
Le fabbriche potranno agire in prima persona oppure costituendo apposite associazioni di produttori senza scopo di lucro. Le spese per il recupero delle gomme saranno a carico dei cittadini: al momento, infatti, che si compreranno nuovi pneumatici per sostituire quelli usurati o bucati si dovrà pagare un contributo ambientale aggiuntivo rispetto al costo ordinario.
L’ammontare di questo contributo sarà determinato annualmente dal ministero: sulla base, infatti, dei costi sostenuti per la raccolta dell’anno precedente si determinerà quanto ènecessario chiedere ai cittadini. L’entità della tassa varierà anche secondo il tipo di gomma: si stima, comunque, che per i copertoni di una normale automobile non si dovrebbero superare i quattro euro per ciascuna gomma.
In compenso, dovrebbe venire meno il contributo di uno o due euro che attualmente i rivenditori richiedono solitamente per lo smaltimento.
Ma che sorte subisce uno pneumatico fuori uso immesso in questo sistema? Sfortunatamente, non èpossibile rimetterlo nel circuito produttivo al contrario di quanto avviene per il vetro o la plastica, nè biodegradabile.
In compenso, costituisce un buon combustibile impiegabile dalle industrie, anche per la produzione di elettricità . Frammenti delle gomme, opportunamente lavorati, possono essere riutilizzati per la pavimentazione dei campi da tennis e di altri impianti sportivi. Il 25% del peso dello pneumatico, infine, ècostituito da ferro, che puಠessere recuperato e riciclato.