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Tassa tecnologie ICT

Mentre il mondo politico si interroga in questi giorni sulla possibilità  di adottare una radicale semplificazione della nostra giungla fiscale, ecco che nel frattempo una nuova tassa va ad aggiungersi al già  ricco campionario elaborato nei decenni. Ed èuna tassa che, per quanto di ammontare modesto, sta creando un certo subbuglio nella stessa maggioranza parlamentare.


Si tratta di un tributo fisso da applicarsi su una grande pluralità  di strumenti adottati nelle tecnologie delle telecomunicazioni: computer, telefonini, pennine USB, compact disc vergini, decoder e chi pi๠ne ha pi๠ne metta.

La logica che sta alla base del balzello èquella secondo cui i vari strumenti citati possono servire a registrare e diffondere opere dell’ingegno (film, canzoni ecc.) senza che siano riversate agli aventi diritto le relative royalties. Cosଠviene fissata una tassa da pagarsi a priori, al momento stesso della fabbricazione o dell’importazione di questi strumenti, e il cui gettito èdestinato integralmente alla SIAE.
L’ammontare del contributo èstremamente variabile, a seconda del prodotto: 10 centesimi per le pennine, 2,4 euro per i computer con masterizzatore, 28,98 euro per i decoder a maggiore memoria e cosଠvia.


Dato il presupposto del tributo, i soggetti passivi sono ovviamente coloro che producono o importano in Italia tali prodotti; ma èfacile prevedere che essi si rifaranno scaricando poi a valle tale costo, che quasi sicuramente finirà  per ricadere sul consumatore finale.
La novità , come accennato, non ha ottenuto finora molti plausi, e oltre alle contestazioni in diversi settori parlamentari si registrano le prese di posizione negative dei produttori discografici, cinematografici e televisivi.