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Tasse Airbnb, il punto sulla cedolare secca sugli affitti

Tassa Airbnb, nuovo capitolo in arrivo: entro il 30 giugno il colosso-piattaforma di annunci di affitti avrebbe dovuto comunicare i dati sulle prenotazioni online in modo da provvedere alla tassazione degli host.

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Si parla di tassa Airbnb, ma di fatto si tratta di una tassa relativa a tutte le piattaforme di prenotazioni online e che include anche l’altro colosso del settore, Booking, ma anche altre piattaforme meno note, come Homeaway. In pratica ogni 30 giugno, le piattaforme dovrebbero inviare, in qualità  di sostituti d’imposta, all’Agenzia delle Entrate, i dati di chi affitta casa. 

Cosa dovrebbe fare Airbnb secondo l’Agenzia delle Entrate? In pratica, agendo in qualità  di sostituto di imposta, dovrebbe comunicare i dati di chi affitta casa sul sito e i relativi guadagni per le prenotazioni Airbnb. Ogni 30 giugno l’Agenzia delle Entrate dovrebbe poter conteggiare gli incassi degli host di Airbnb per l’anno precedente, ma sia Airbnb sia Booking hanno chiarito che non intendono affatto comunicare i dati relativi agli affitti online non volendo agire come sostituti di imposta e rifiutando un ruolo che secondo loro non gli appartiene. Le aziende inoltre hanno anche fatto presente di non possedere gli strumenti idonei per poter fornire le informazioni richieste dalle Entrate dato che il loro sistema non èin grado di distinguere tra gli annunci di host privati e che come tali potrebbero anche potrebbero beneficiare della cedolare secca fra i professionisti del settore immobiliare che invece tendono spesso e volentieri a lavorare tramite la piattaforma online.

Per il momento, dopo la partenza dello scorso anno, la scadenza attuale èstata rimandata dal 30 giugno al 20 agosto 2018, ma èda capire se le piattaforme intenderanno cedere a quanto richiesto dall’Agenzia delle Entrate. 

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