àˆ stato approvato dalla commissione Bilancio del Senato l’emendamento alla legge di Bilancio 2018 relativo alla web tax, l’imposta del 6% da calcolarsi sulle prestazioni di servizio dei big della rete che entrerà in vigore a partire dal prossimo 1 gennaio 2019.
Seppur con qualche mese di ritardo (si era pensato inizialmente all’introduzione peri 1 luglio 2018), si stima che porterà nelle casse dello Stato un gettito di circa 114 milioni di euro.Â
L’emendamento introduce un’aliquota del 6% che dovrà essere applicata sulle prestazioni di servizi effettuate con mezzi elettronici e, stando alla versione approvata, dovrebbe interessare indistintamente diversi settori, il business to business e il business to consumer, vale e dire gli acquisti effettuati dai consumatori.Â
In ogni caso ulteriori chiarimenti arriveranno direttamente dal Ministero dell’economia, con apposito decreto che dovrà essere emanato entro il 30 aprile 2018: il decreto andrà a stabilire con esattezza le prestazioni di servizi a cui sarà effettivamente applicata l’imposta.
La tassazione in ogni caso dovrebbe escludere le transazioni digitali delle piccole imprese, delle imprese agricole e dei contribuenti che hanno aderito al regime forfettario anche perchè mira a “colpire†soprattutto i colossi del web.
UE, LO STUDIO SULLA WEB TAX EUROPEA
La web tax sarà applicata seguendo tre punti: prima il controllo dell’agenzia delle entrate attraverso lo spesometro, poi l’accertamento.
Nel momento in cui la società dovesse superare le 1.500 operazioni arrivando a una cifra di 1,5 milioni di euro nell’arco di sei mesi, l’Agenzia convocherà il soggetto-per i necessari riscontri. Successivamente sarà introdotta la tassazione del 6% sul valore di ogni singola transazione.
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