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PEC, partenza a rilento

Nell’autunno scorso, scaduti i dodici mesi di preparazione, per tutti i soggetti iscritti ad un albo professionale èscattato l’obbligo di dotarsi di una casella di posta elettronica certificata; tale obbligo ricade anche su tutte le società  di capitali nate negli ultimi mesi o che nasceranno nei prossimi due anni e mezzo, dopodichè, nel novembre 2012, l’obbligo ricadrà  anche su tutte le società  di capitali già  costituite.


Da diverse settimane, inoltre, il ministero della Funzione Pubblica ha messo a disposizione gratuitamente a favore di tutti i cittadini richiedenti una casella PEC.
Da tempo, infine, la legge garantisce ai messaggi inviati via PEC la stessa valenza riconosciuta alla posta raccomandata, e cioèvalore legale alla notificazione delle missive.
Tutto questo, perà², rimane ancora in gran parte nella sfera delle buone intenzioni: comunicare via PEC con la Pubblica Amministrazione, infatti, rimane ancora oggi molto difficile.
Il problema tecnico, infatti, èche una comunicazione PEC arriva a destinazione se anche il ricevente èdotato di una casella certificata; e, ad oggi, rimangono proporzionalmente pochi gli uffici pubblici che si siano dotati di un indirizzo PEC per comunicare con i cittadini.
Gli ordini professionali denunciano situazioni paradossali: interi enti che possiedono un unico indirizzo PEC, da cui le comunicazioni devono essere smistate verso i singoli uffici, e altri che, pur dotati della famigerata casella, non riconoscono a queste comunicazioni una valenza legale e continuano a pretendere i documenti cartacei.


Ma ci sono anche altri problemi sul tappeto. Per esempio, la legge prevede da molti mesi la costituzione di un archivio centralizzato (e accessibile ad ogni ufficio pubblico) di tutti gli indirizzi PEC dei professionisti, ma non esiste ancora alcuna regola tecnica che conduca a tale direzione e il famoso archivio appare ben lontano dal venire al mondo.